La classe di Mertens illumina il match dell’ora di pranzo dell’Epifania. Due dolcissime reti infilata nella calza in dieci minuti e alla fine di tutto un pensiero gentile raccontato ai microfoni lanciati verso di lui: «Sì, ho una dedica speciale: a Napoli. Un posto dove sono felice di vivere». Grandiosa e felicissima partita, la sua, proprio come accade quando si è felici e tutto sembra nascere da un’unica gioia. In fondo, qualcosa del genere lo sosteneva pure Hemingway: bisogna scrivere solo quando si è felici. Dries Mertens, 26 anni, non scrive, gioca a pallone ma la sostanza è la stessa. Gioca splendidamente bene perché a Napoli si è ambientato meravigliosamente. Contro la Sampdoria lui (con Higuain) ha mostrato quella luce dentro, quella luce capace di illuminare ogni cosa. Gli bastano 8’ nella ripresa per unghiare la sfida con i liguri: un falco. Il resto lo combinerà più tardi, con calma, firmando un calcio di punizione che lascia di stucco Da Costa. «È la prima doppietta qui con la maglia azzurra: sono contento che il Napoli abbia vinto. Non pensiamo allo scudetto, nel mirino c’è solo la Roma e il secondo posto. Poi però c’è tutto il girone di ritorno. Venti partita sono davvero tante. Quella con la Samp è una vittoria significativa».
Dries è così piccolo ma così imprendibile. Si ispira a Ribery che il suo idolo fin da ragazzino. Nel Napoli pare il gemello di Insigne. Ma non lo è: i due si beccano quando c’è da battere la punizione che porterà al 2-0. Come se fiutassero il profumo della rete. È stata probabilmente la sua partita migliore: due gol che portano a 4 il bottino in serie A. Peraltro non segnava una doppietta da 11 mesi: era il 2 febbraio e la vittima fu l’Ado Den Haa. La partita di Mertens è un capolavoro di leggerezza e sostanza, è raro che le due cose procedano insieme, un balletto alla Scala e una scalata. Gol pesanti come marmo, d’altronde, i suoi: contro la Fiorentina nel blitz del Franchi e quello contro l’Inter. Ma il belga che nella sua Patria accostano a Messi (sarà l’altezza) e che sogna un ruolo di primo piano ai prossimi Mondiali (ma c’è Eden Hazard a rovinargli da sempre i programmi) è protagonista di una partita eccezionale con decine di palloni accarezzati, stoppati al volo, persino «un sombrero» e «una rabona» che poi gli sono costati un ritorsivo calcione da dietro da parte di Regini. Sponde strettissime da panno verde, assist, recuperi, scatti per svellere da solo mezza Sampdoria.
È stato come se tutta la partita, e ovviamente tutto il Napoli, gravitassero sull’asse tra Gonzalo e Dries, la strana coppia che poi festeggia mettendosi le dita negli occhi. Mertens è un bravo ragazzo e si vede. «Neppure io mi aspettavo un inserimento così rapido in azzurro: qualche difficoltà all’inizio c’è stata soprattutto per la lingua ma al Psv Eindhoven ho maturato grande esperienza, ora sono felice qui e non mi sembra di aver trovato grandi difficoltà nell’impatto con la serie A».
Dries festeggia e va via. Giurano che tra i primi a inviargli un sms sia stato Radja Naingollan, il compagno di nazionale con cui ha trascorso persino la notte di Natale. In fondo, appena Mertens firmò per il Napoli, a giugno, il cagliaritano a un passo dalla Roma (ma che il Napoli si coccola da tempo) gli diede il benvenuto: «È bello sapere che giocherai in Italia». Difficile sapere se abbia recitato un qualche ruolo in queste ore in cui il centrocampista cagliaritano sta decidendo il suo futuro.
Fonte: Il Mattino.
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