E meno male che in palio non c’era un bel niente: se la partita con il Verona fosse stata decisiva per un qualsiasi motivo, che avrebbe combinato Dries Mertens? Un mostro. Un indemoniato in forma Mundial: due assist e due gol, le griffe messe in calce all’ultima partita della prima stagione con il Napoli. Giudizio finale: super. Commento personale: « Andiamo a casa felici e contenti».
CHE GIOCATORE. E allora, la grande passerella di Dries. Uno che, dopo l’assestamento di routine, ha cominciato a mettere in vetrina il lussuosissimo campionario della casa: giocatore abile, atletico, tecnico e affamato. Dribbling, corsa e tiri di ogni tipo; intuizioni, assist e scatti. Nel suo ruolo, Mertens è uno dei migliori dell’intero panorama mondiale. Ha tutto, davvero, e l’ha dimostrato a suon di grandi prestazioni e gol: 11, quelli messi in fila in campionato; un numero cospicuo che, con i 2 archiviati in Coppa Italia – compreso uno in finale con la Fiorentina – fanno quota 13. Soprattutto, la capacità di essere decisivo in qualsiasi momento della partita, anche partendo dalla panchina come è successo in più di un’occasione quest’anno, quando Benitez lo ha alternato con Insigne. Gli basta poco per accendersi, una fiammata e via: avversari saltati come birilli e giocate decisive.
UN COLPACCIO. A onor del vero è anche il Napoli, ad aver fatto tredici: un patrimonio assoluto, questo trequartista belga di 27 anni che De Laurentiis, nel bel mezzo di un avvio piuttosto anonimo, aveva definito fiducioso: «Un killer, un assassino dell’area di rigore» . Soddisfazione meritata, per il presidente, perché il colpo è stato davvero uno dei più indovinati di tutta la sua gestione: 10, i milioni di euro investiti appena un anno fa; più del doppio, quelli che oggi vale Dries. Acquisto non casuale: il belga è sul taccuino azzurro già da un paio di stagione. E ora guai a chi lo tocca.
SENZA PREZZO. Non ha prezzo, invece, il sorriso di un bambino. E di questo Mertens è convinto: «Sì, per i bimbi che erano in tribuna è stata una bellissima serata» . Diecimila o giù di lì, i piccoli tifosi che hanno dato un’anima all’asfittica notte delle porte chiuse. «Sono felice che abbiano potuto assistere a una partita così piena di emozioni: abbiamo vinto e segnato cinque gol per loro. Possiamo tornare a casa tutti felici e contenti». Da manuale del calcio, l’ultimo segnato dal belga: una perla che ha infiammato i giovani – e i meno giovani – del San Paolo. «Chiudere il campionato con una doppietta è il massimo» . Senza dimenticare i due assist regalati a Callejon e Zapata, a segno anche loro nell’ultima serata della stagione. «L’anno prossimo possiamo fare di più» . Perché bisogna sempre guardare avanti.
ATTESA TRICOLORE. Ecco, il futuro: il discorso si fa interessante. Considerando la conquista della Coppa Italia, il terzo posto e il playoff di Champions, il verbo migliorare si può coniugare a perfezione con tre colori: «Lo scudetto? Vediamo, non so se potremo lottare per vincerlo. Di certo dovremo evitare certi errori: quest’anno, ad esempio, abbiamo sbagliato alcune partite interne, tipo con il Sassuolo e l’Udinese». Che sono costate punti e fducia. Il tempo è quello dei bilanci azzurri, certo, ma ora c’è anche il Brasile e un mondiale da giocare con la maglia del Belgio, annunciato come possibile rivelazione: «Abbiamo tanti giocatori forti, speriamo di fare bene». Comunque vada sarà un sogno. L’ennesimo.
Fonte: Corriere dello Sport
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