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“Mercato in linea con le richieste del club. Il primo responsabile di questo momento sono io”

''Nessuno è contento di questo quinto posto''

La presentazione del nuovo acquisto Jonathan Silva come occasione per affrontare un tema mercato particolarmente e ovviamente discusso nel mese di gennaio, con la partenza di Emerson Palmieri verso il Chelsea e la mancata partenza di Edin Dzeko verso la sponda blue di Londra a tenere soprattutto banco. Monchi, ds della Roma, ha parlato così in conferenza stampa delle operazioni portate a termine e non in questa finestra invernale, al fianco del classe ’94 argentino arrivato dallo Sporting Lisbona: per lui maglia numero 33. “Benvenuto a Jonathan, gli facciamo un grande in bocca in lupo per questi mesi e siamo sicuri farà un grande percorso con noi. Lo conosciamo bene, ha fatto un grande percorso tra Estudiantes, Boca e Sporting, crediamo abbia le caratteristiche che servono a Di Francesco come terzino: deve ancora migliorare ma ha tante cose buone per farlo. Il bilancio sul mercato? A livello sportivo, di acquisti e di uscite, è stato normale: è andato via Castan in prestito, Emerson e Moreno venduti, abbiamo preso Silva. Se andiamo a vedere chi è uscito aveva giocato poco qui, sono convinto che abbiamo fatto il mercato che la società aveva bisogno: si poteva fare meglio, ma la linea era questa. Una volta che sono arrivato a capire e conoscere meglio questa società, per me è stato più facile lavorare: sono convinto che devo migliorare per continuare il percorso con la Roma, ma sono anche convinto che questi 9 mesi che ho passato qui sono stati una possibilità per migliorarmi”.

“Se mi aspetto qualcosa in più dai leader della squadra? Sono convinto che nessuno può essere contento di questo quinto posto, ma credo che non dobbiamo cercare le responsabilità ma trovare soluzioni: il primo responsabile sono io – continua – che ho costruito la squadra e prendo decisioni. Se qualcuno cerca il responsabile del momento della squadra è qui e sono io, tutti possiamo migliorare, calciatore, allenatore e ds, ma sono convinto che tutti sono coscienti che dobbiamo migliorare a livello individuale. Il ds deve proteggere la società, credo che guardare indietro non aiuti nessuno: bisogna guardare avanti e lavorare per costruire una Roma più vicina a ciò che i tifosi vogliono. Oggi siamo distanti, dobbiamo essere più uniti e lavorare in più, mettendo sul tavolo tutto ciò che abbiamo fatto e prendendoci le nostre responsabilità: la società ha un livello strutturale importante, e a livello sportivo dobbiamo avvicinarci a quello. Non importa ciò che pensavo io in passato, ma conta il futuro. Sono convinto di dover far meglio, ma conoscete meglio di me questo club: sono comunque convinto di essere più professionista di quando sono arrivato. Non cerco alibi, per me sarebbe più facile pensare più a me che alla società, ma non è così”.

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