Meno male che c’è il Napoli: a regalare sorrisi, a frenare l’emorragia di punti nel ranking Uefa, a tenere alto l’onore. Sì, perché il bilancio complessivo per le italiane in Champions oggi è disastroso: una vittoria ogni tre partite, una percentuale di successo precipitata al 33%, minimo storico da sette stagioni a questa parte, praticamente quelle successive al successo del Milan ad Atene contro il Liverpool di Benitez. Nelle prime tre giornate di Champions sono arrivate solo tre vittorie italiane e due su tre sono griffate d’azzurro. Peraltro si tratta di un campione statisticamente significativo: le nove gare disputate dalle nostre tre squadre, Napoli, Juve e Milan, rappresentano la metà delle 18 messe insieme un anno fa bianconeri e rossoneri dalla fase a gironi in poi (la corsa dell’Udinese s’era fermata dai playoff in poi contro lo Sporting Braga).
TREND – Per ritrovare una percentuale così bassa di vittorie bisogna tornare indietro al 2010-11, la stagione successiva al trionfo europeo dell’Inter di Mourinho, ultimo titolo continentale conquistato da un’italiana. Quell’anno, su un totale di 26 partite, le nostre squadre portarono a casa appena 9 vittorie, quasi un successo ogni tre gare. La corsa di Roma e Milan si fermò agli ottavi di finale, l’Inter avanzò fino ai quarti prima di perdere andata e ritorno contro lo Schalke 04.
La qualificazione ai quarti è stato il massimo risultato raggiunto dal 2010 ad oggi, peraltro portando sempre una sola nostra squadra tra le prime otto d’Europa. Nel 2011-12 a spingersi fino a quel traguardo fu il Milan, poi eliminato dal Barcellona. La corsa di Napoli e Inter, invece, si era fermata un turno prima, con legittime recriminazioni. Il Napoli perse solo due gare su otto, di cui una nel girone poi ininfluente per la qualificazione: la seconda, a Stamford Bridge, tagliò fuori la squadra di Mazzarri dall’accesso ai quarti di finale.
ALTI E BASSI – La miglior performance per l’Italia coincide ovviamente con la Champions 2010 vinta dall’Inter. Il bilancio complessivo di quell’anno è di 18 vittorie su 35 partite, con una percentuale di successo pari al 51,4%, abbondantemente una gara su due. E’ un dato che però insieme racchiude tanti paradossi: su quattro squadre che hanno partecipato alla fase a gironi, una retrocesse in Europa League, la Juventus, mentre le altre due, Milan e Fiorentina, si fermarono negli ottavi di finale. E in tema di paradossi, singolare quello bianconero. Un anno fa, la squadra di Conte, che pure era partita con tre pareggi di fila, chiuse con 5 vittorie su 10 gare. Le uniche due sconfitte arrivarono insieme, ai quarti di finale contro il Bayern.
RANKING – Il paradosso bianconero di un anno fa serve a spiegare che di per sé il rapporto vittorie/sconfitte può tradursi in percorsi assai differenti nel tabellone della Champions. Due sconfitte nella fase a gironi non pregiudicano necessariamente la qualificazione agli ottavi e da quel punto in poi si può arrivare in finale anche con sei pareggi. La capacità di vincere partite, però, ha ripercussioni pesantissime sul ranking Uefa. Nel coefficiente per campionati nazionali ogni vittoria vale 2 punti (il pareggio invece 1 punto), l’accesso agli ottavi garantisce 4 punti di bonus e il passaggio di ciascun turno successivo garantisce un +1. In sostanza: per migliorare il coefficiente, le nostre squadre devono arrivare il più avanti possibile vincendo il maggior numero di partite, anche quelle virtualmente ininfluenti.
Il coefficiente per campionati nazionali determina il numero di posti in Champions ed Europa League. L’Italia è quarta, staccata di 15 punti dalla Germania. Distacco difficile da colmare. Oltretutto, siccome la classifica tiene conto dei risultati nelle ultime 5 stagioni, per il 2015-16 il nostro campionato perderà anche la dote di punti garantita dalla vittoria dell’Inter nel 2009-10. Meglio darsi una mossa allora, in Champions e anche in Europa League. Meno male che il Napoli c’è.
Fonte: Corriere dello Sport
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