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Meno male che c’è Behrami

Si può sempre portare la croce e anche cantare? Non è cosa facile e, peraltro, sconsigliabile. Soprattutto quando c’è un reparto da tenere assieme, quando c’è da stringere i denti perché una volta innestato il “turbo” , non tutti i componenti del motore lo supportano. Si rischia il fuori giri , poiché si è costretti a correre senza un vero senso, a percorrere chilometri su chilometri senza tregua. Già è molto difficile portare solo la croce. Ne sa qualcosa Valon Behrami, una delle tre Guardie Svizzere in campo domenica sera a San Siro. S’è dannato, eccome, cresta di platino: inseguendo, tamponando, ringhiando e travolgendo, ma anche provando a rilanciare.

SOTTOTONO – Purtroppo (per lui e per il Napoli) l’altra metà della mediana, nella fattispecie Gokhan Inler, è apparso piuttosto opaco e impreciso. Privo di quel furore agonistico che aveva esibito nelle ultime uscite, che gli aveva fatto lievitare il plafond di stima e fiducia da parte di tutti, dal tecnico ai tifosi. E, oltre ai riconoscimenti ed il bel calcio, anche i gol: a grappoli, poiché in tre settimane ne aveva buttate dentro ben tre: uno al Milan e due al Pescara. E che gol, poi. Veri e propri missili terra-porta con effetto imprevedibile, a scansare il portiere. Nuovo congegno, in effetti già da tempo brevettato dal “turbo napoletano” , che uno del genere lo aveva piazzato a De Sanctis, al San Paolo, quando militava ancora nell’Udinese. Ecco quindi che, con un Gokhan sottotono, il vicino di reparto, ossia Valon, s’è dovuto fare in due, a volte anche in tre. E, naturalmente, all’Inter, compiaciuta beneficiaria, non è rimasto altro che fregarsi le mani.

I PERCHE’ – Cosa non ha funzionato quindi, all’improvviso, nel cuore del centrocampo? Perché Behrami s’è dovuto sobbarcare il peso dell’intero reparto? Di certo il problemino (si spera passeggero) sarà già stato inquadrato da Mazzarri e il suo staff, ma va rilevato che, dopo Pescara, lo svizzero di origine turca aveva subito una repentina involuzione. Già palesatasi in parte nella notte storta col Psv (sostituito da Pandev al 12′ della ripresa) e reiteratasi domenica su per giù nello stesso periodo, con Dzemaili in campo dal 13′, per una mediana di certo più propulsiva ma meno geometrica ed ordinata.

INTERVENTI – Allora cosa? Forse più calo fisico che pausa di concentrazione, visto che Inler le ha fatte tutte e sedici (quelle di campionato), partendo da titolare per 13 volte, e subentrando in 3, per un totale di 1124 minuti. A questi vanno aggiunti i minuti di Supercoppa, qualificazioni mondiali, Euroleague ed amichevoli, per la bellezza di 1865 minuti in tre mesi. Spesso gettando il cuore oltre l’ostacolo. Ecco che il calo fisico ci può stare. Ecco che potrebbe urgere, mai più di ora, pensare al centrocampo in proiezione mercato, per trovare i rinforzi adeguati ad un reparto che, al momento, si regge solo su Inler, Behrami e Dzemaili (che pure s’è dato da fare con 736 minuti in campionato e ben 377 in Europa, 1250 il totale), poiché Donadel è a meno di mezzo servizio. Un po’ troppo poco per tre fronti ancora aperti, no?

INTANTO VALON – Intano Behrami va ancora a tutta manetta, senza risparmiarsi, e la prestazione di San Siro sta a confermarlo. Dal sei in su, in tutte le pagelle, s’è parecchio dannato, a volte dando l’impressione di dover lottare contro i mulini a vento. Ma l’applicazione era massima, come d’altronde ci ha abituati lo svizzero ex viola, già a suo agio con la nuova casacca dalle prime battute estive. Rispetto al connazionale e compagno di reparto, ha giocato di meno, ma solo un po’. Solo una mezzora se si va al raffronto fra i totali di tutte le competizioni, e 26 minuti di meno in campionato (13 partite da titolare ed un subentro), 1098 minuti in tutto. Posto che, anche Dzemaili s’è riscoperto goleador (uno in campionato e due in Europa), ora ci si aspetta l’acuto di Behrami. Un suo desiderio, proprio di recente confessato. Perché, a volte, c’è bisogno anche solo di cantare.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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