Paolo Rodella, tra i più importanti esperti di diritto sportivo del nostro Paese, da dodici anni assiste club e tesserati coinvolti nei vari scandali-scommesse che puntualmente e ripetutamente travolgono il nostro calcio.
Avvocato, cosa rischia il Napoli?
«Per l’omessa denuncia di Cannavaro e Grava niente altro che una ammenda».
Poi c’è la vicenda di Gianello.
«Lì il caso si complica. Si tratta di un illecito e la giustizia sportiva si orienta negli ultimi tempi verso la penalizzazione».
Due punti?
«Anche uno. Dipende dalla gravità dell’episodio».
Nel caso del Napoli si tratterebbe solo di un maldestro tentativo di combine non andata neppure in porto.
«La brutta notizia per i tifosi del Napoli che tra il tentativo di illecito e l’illecito consumato non c’è alcuna differenza secondo l’ordinamento sportivo. Si tratta pur sempre di illecito. Nella fattispecie si parla di ”consumazione anticipata”: l’alterazione reale del risultato è una aggravante, ovvio, ma basta solo accertare il tentativo di un tesserato di combinare il match per essere puniti».
Due punti non sono tanti?
«Certo. Ma la richiesta della Procura federale non è detto che venga accolta dalla Disciplinare».
In generale, lei consiglia il patteggiamento?
«No, sarà il collega Mattia Grassani a scegliere la via giusta. Dipende dalle carte e dalla gravità delle accuse. Da dimostrare in quella sede. Penso al Frosinone, per esempio: io difendevo Santoruvo, accusato di un tentativo di illecito nella gara col Grosseto, e il club chiede e ottiene di patteggiare un punto di penalizzazione. Io vado a processo e la sentenza proscioglie Santoruvo. In pratica il Frosinone è stato punito per un illecito che non c’è stato».
Ma la penalizzazione in classifica rischia di far perdere al Napoli l’Europa League?
«Chi lo ha detto? Non è così. L’orientamento dell’Uefa, negli ultimi tempi, è tutt’altro che radicale. Non c’è un’applicazione burocratica: l’organismo europeo valuta caso per caso, analizza le accuse e le motivazioni della eventuale condanna».
Ma la responsabilità oggettiva non va rivista?
«Ha bisogno di una rivisitazione, soprattutto sotto l’aspetto della gradualità delle sanzioni. Ma è un caposaldo della giustizia sportiva: un modo per dire ai club di vigilare continuamente sull’operato dei propri tesserati».
Fonte: Il Mattino
L a Redazione
M.V.
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