Enrico Del Prato, membro della seconda sezione del Collegio di Garanzia del CONI, è intervenuto ai microfoni di Radio Marte. Queste le sue parole:
“Non ho fatto parte del Collegio che ha pronunciato tale decisione, altrimenti non ne parlerei. Mi sembra però una decisione condivisibile. Il diritto sportivo soggiace alle norme generali e qui si è trattato di applicare nel caso specifico il principio del fatto che se la mancata prestazione non è imputabile esclude ogni possibilità. Qui la faccenda è stata resa più complessa per via di diversi interventi che ci sono stati in diverse ore. In sostanza, i giudici precedenti avevano ipotizzato che la scelta di non partecipare alla gara fosse del Napoli ma la tesi è stata smentita perché il Collegio di Garanzia ha stabilito che, secondo la gerarchia delle fonti, era possibile che il dipartimento facesse la scelta di imporre l’isolamento il gruppo squadra. Individuato al 3 ottobre tutto questo, era ovvio che il Napoli non potesse disputare la partita.
Perché alcuni presidenti come Agnelli e Corsi si sono espressi in maniera diversa nonostante le possibili conseguenze penali? Le affermazioni esternate non dinanzi all’esigenza materiale di fare qualcosa, lasciano il tempo che trovano. Bisogna trovarcisi nelle situazioni. Le regole precauzionali vanno rispettate, queste poi sono norme inderogabili la cui violazione poi espone a conseguenze. Giustamente il Collegio di Garanzia ha fatto giustizia delle due precedenti decisioni. Fondamentalmente questa è la Cassazione del mondo sportivo.
Si tratta di una questione di gerarchia delle fonti e la fonte primaria deve sempre prevalere. L’ordinamento dello sport fa capo a quello dello Stato. Quando si presidia la salute abbiamo anche l’articolo 32 della costituzione, che illumina tutta la materia. Anche quando si tratta di limitare in qualche misura le libertà personali. In questo caso il bilancio non poteva che pendere sull’impossibilità di disputare il match per il Napoli”.
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