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Medel: “Napoli e Roma sono un passo avanti. Vogliamo vincere il campionato”

"Se non avessi sfondato col calcio forse avrei fatto il trafficante"

Compagno in difficoltà? Nessun problema, c’è Gary Medel. Cuore, altruismo e spirito di squadra non gli mancano di certo e lui per i compagni sarebbe disposto a farsi in quattro. E dire che, come racconta lo stesso cileno nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, da ragazzo non era certo un santo:

“Nella mia vita, fino a un certo punto, ho fatto un sacco di errori. Cazzate. Da piccolo ero un loco, un matto, mi arrampicavo sugli alberi e salivo sui tetti. Una volta sono uscito dal parabrezza della mia macchina lanciata ai 140 all’ora, non avevo la cintura, arrivai all’ospedale e non sentivo più la gamba. E nel quartiere in cui sono nato ho rischiato di buttarmi dentro i traffici di droga: se non ci fosse stata la mia esemplare famiglia, ora non sarei qui. Come sono cambiato? Ho imparato dai miei errori. E avuto fame, voglia, intelligenza”. La gara con la Roma già decisiva: “Lo è. Poi è chiaro che per arrivare in cima devi vincere anche contro le piccole, ma battere la Roma significa non farli scappare e sorpassarli. Sono un’ottima squadra. Tosta, gioca a calcio, ha soluzioni, è compatta, ha ritmo, sa tenere il campo. Noi? Noi lottiamo per il titolo ma dobbiamo smetterla di fare certi errori, non si deve più perdere punti come quelli di Palermo. Nainggolan fa la differenza. Corre, pensa, dà assistenza, vede la porta”.

Medel non ha certo avuto un inizio facile: “Tante volte, nei campetti e mi esortavano: ‘Lascia stare, i sogni non si avverano mai’. Ho lottato. E, a un certo punto, svoltato. Perché ho solo voluto fare il calciatore. Perseveranza, disciplina, intelligenza, un sogno e una famiglia forte e bella come ho io. Si chiamano segreti. Andavo a giocare a calcio ogni santo giorno, ero sempre per strada, mio padre a volte mi prendeva per un orecchio e mi portava a casa. Lì al campo stavo bene perché c’erano i miei amici ma giravano anche persone non perbene e la droga. Bastava una distrazione per prendere la strada sbagliata. Se non avessi sfondato col calcio forse avrei fatto il trafficante. Puede ser”. Il “pitbull” gioca in diversi ruoli con lo stesso rendimento: “Bisogna applicarsi. E crederci. Magari faccio anche degli errori ma nessuno al mondo potrà mai rimproverarmi di non aver dato tutto quello che ho. Perché questo succede ad ogni partita».

Consigli per gli acquisti e origine del soprannome: “All’Inter porterei Jorge Valdivia, il mago. Fa cose pazzesche. Soprannome? Me lo diede un mio ex compagno dell’Under 18, Rodrigo Paillaqueo. Un giorno mi vede correre a perdifiato, senza sosta, come un matto: dove sta la palla sto io. Come un cane che segue il gioco. Un pitbull. Il nome, invece, lo ha scelto mia madre: le piaceva Gary Cooper, l’attore”. Qual è la dimensione dell’Inter? “Credo che Napoli e Roma siano superiori. Per ora hanno qualcosa in più, ma noi lavoriamo per il sorpasso. Se eviteremo certi errori arriveremo a livello di Roma e Napoli. Se credo a Champions e scudetto? Sì, non scarto nulla. La Roma si batte con testa, cuore, intelligenza. E huevos. Pronostico? Voglio giocarla. Mica pensarla”.

Fonte: Gdm.com

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