La paura è uno stato d’animo: ma ciò che resta d’una notte insonne, attraversata a riveder la scena, la pistola puntata addosso, il Rolex portato via e poi il terrore di chi ha realizzato d’essere al centro d’un film dell’horror ma da protagonista reale, è il can-can dei giorni dopo, le divagazioni dialettiche e il senso vago che aleggia intorno alle sensazioni umanissime.
Il cono di luce che illumina il volto di Yanina Screpante è ora il riflesso di quella serata maledetta, sabato 26 novembre mentre il pocho, l’altra metà del proprio cielo, è in viaggio da Bergamo verso Napoli, e a lei – in via Petrarca per accompagnar in albergo la moglie di Mazzoni, il manager di Lavezzi – tocca l’incubo. Poi c’è twitter, la reazione furiosa, i pensieri sparsi, posta e risposta che mette a soqquadro la realtà e trasforma la cronaca in un feuilleton. «Ma Lavezzi qui sta bene, sa che l’amore di questa città non lo troverà mai da nessun’altra parte. E se dico che la sua vita non è semplice, perché è sempre assediato, pure se va a comprare un paio di scarpe con suo figlio, non svelo nulla di scandaloso. Racconto».
Si scrive Yanina, si legge – immancabilmente – Lavezzi, in un groviglio imprescindibile che finisce per trasformarsi in allusioni, allestendo un carrozzone mediatico a reti unificate e che viene frenato dall’irruzione su Sky di Alejandro Junior Mazzoni, manager trasformatosi in stopper delle libere interpretazioni: «Mai detto che Lavezzi non si trovi bene a Napoli, che qui stia male. Mai. E ciò che a caldo Yanina ha postato sul social network non costituisce assolutamente l’idea che lei ha di Napoli. Il pocho sa che la popolarità ha un prezzo da pagare e che quindi sia complicato andare al cinema o a cena: è ciò che succede a chi è idolo. E Yanina ha solo di slancio avuto una reazione per quanto aveva vissuto. Punto».
Il resto è niente, insomma: e però, per rimuovere la cappa che imprigiona Napoli e il sospetto che qualcosa potesse cambiare, serve uno stralcio di «vita in diretta», scandendo bene ogni frase: «Lavezzi è legato a Napoli e pensa di vincere solo qua. Credo lo stia dimostrando con l’impegno: d’altro canto, le statistiche dicono che è quello ad aver giocato di più, dopo De Sanctis. Lui sa che qui ha tutto e non potrebbe chiedere di più». Da ieri sanno anche al commissariato di Posillipo come sia andata sabato sera a Yanina, passata negli uffici della Polizia per la denucia. E qualcosa vuol sapere anche Giovanni Melillo, procuratore aggiunto del Tribunale impegnato su reati associati allo sport, che ha aperto un fascicolo – uno solo ma cumulativo – nel quale son racchiusi i casi (scottanti) dell’ultimo mese intorno al Napoli: le rapine a mano armata alle compagne di Hamsik e di Lavezzi, il furto nella villa di Cavani e dell’auto della signora Aronica, in via Scipione Capece. Per scoprire dove comincino le coincidenze e dove finiscano i sospetti d’una regia occulta. Per lasciare che la cronaca resti ai margini del campo del pocho, rassicurante via twitter: «Io penso solo a giocare».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro