Facce più stropicciate del solito, umore raggrinzito, parole spicce, dure: è la solita vigilia difficile, per la nostra Nazionale. «Però Prandelli che stimo molto, certe cose poteva evitarle di dire. Lippi, prima del Mondiale del 2006, non viveva giornate molto più serene ma affrontò la vicenda con spirito da guerriero e con un comportamento più condivisibile». Negli occhi di Sandro Mazzola, scorre ancora per intero il film del 3-0 rimediato dall’Italia nella gara con la Russia.
Una partita a dir poco disdicevole?
«Non è stato un grande spettacolo, ma sappiamo che l’Italia ha poi una fenomenale capacità di trasformarsi durante gli eventi che contano. Reagiremo».
Che Europeo starà preparando Prandelli?
«Sarà una manifestazione difficile, che speriamo di poter giocare in un certo modo, se gli avversari ce lo permetteranno. Il debutto con la Spagna domenica ci darà subito la misura di dove possiamo arrivare».
Già, dove possiamo arrivare?
«Difficile poter immaginare un podio senza gli azzurri».
Si può battere la squadra di Del Bosque?
«Neppure il Brasile di Pelé in fondo era imbattibile, non capisco perché lo debba diventare questa Spagna. Secondo me, poi, la squadra da battere sarà la Germania».
Una vigilia di dubbi, insomma.
«Credo che Prandelli abbia fatto le sue scelte. Il problema è il clima generale: arriviamo davvero a pezzi a questo appuntamento».
Lo scandalo scommesse influenzerà l’Europeo?
«Mi auguro di no. Però com’era bello il calcio 30 anni fa. Non facciamo drammi: si tratta di poche mele marce in un cesto che non è guasto. Questo non significa che la situazione non sia preoccupante».
Prandelli si dice pronto a non partire?
«Una esagerazione, forse le sue parole hanno avuto un peso maggiore nella prova contro la Russia degli azzurri rispetto alle inchieste e al processo in corso. Non si reagisce così. Molto meglio come fece 8 anni fa Lippi».
Voi del ’68 rischiate di essere gli unici ad averlo vinto un Europeo?
«Speriamo di no. Con Valcareggi litigai proprio in quell’Europeo e per tre anni non gli ho parlato. Me l’ero presa perché non mi aveva fatto giocare nella finale con la Jugoslavia. Avevo già pronte le valigie per tornare a casa, Burgnich mi chiuse in stanza a chiave. Giocai la finale bis e vincemmo».
Ci vuole anche una buona dose di fortuna?
«È quella che auguro a Prandelli e agli azzurri: noi vincemmo la semifinale grazie a una monetina. Uscimmo dallo stadio senza sapere se dovevamo piangere o festeggiare. Arrivò Facchetti in albergo e ci comunicò la notizia. Fu un trionfo».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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