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Mazzarri vuole stupire: “Il Napoli ha nuovi stimoli per migliorare”

Il cielo sopra Folgarida – a milletrecento metri sul livello del mare – sembra a portata di mano e lassù, in quel Centro Congressi, seicentocinque posti a sedere in gran parte occupati, qualcuno li acclama: le nove e trenta della sera, tredici gradi che conciliano con l’atmosfera colloquiale e che trattengono sul palco Mazzarri, Grava e Campagnaro ben oltre l’ora prevista per andare a nanna e scandita da interrogativi popolari anche a luci «rosse» sul contratto (in scadenza) d’un allenatore che viene sollecitato a rispondere e invitato a restare: «Io voglio vincere quanto e più di voi. Questa nuova condizione, nella quale non mi sono mai ritrovato, è stata una scelta per avere sempre nuovi stimoli, per fare in modo che non ci sia, magari inconsapevolmente, appiattimento: la garanzia di questo Napoli è il desiderio di stupire. Il feeling tra noi e il pubblico è scoppiato sin dal primo giorno in cui sono arrivato e si è esaltato cammin facendo: l’anima della squadra ha conquistato la gente». 

 

IRONIA E SPERANZE– Si sfiora l’ora e mezza ma stavolta non c’è stress, né tensione: è una partita a più voci, è un filo diretto che propone domande pruriginose e curiosità affettuose, con una valanga (azzurra) di simpatia per Gianluca Grava, il «vecchio» che avanza verso il suo nono anno partenopeo e che viene sommerso dagli applausi: «Sono felice di essere qui. Non ho mai pensato ad altre squadre, nessuno m’ha chiamato ma io avevo in testa solo la maglia azzurra. Devo tanto a Mazzarri, mi ha fatto diventare giocatore e lo ringrazierò per quello che mi ha dato. Ho vissuto momenti entusiasmanti, come dite voi dalla serie C alla Champions è stata una cavalcata entusiasmante; ma non riuscirò mai a spiegare la gioia vissuta in Spagna, a Vila-Real, nel debuttare in una manifestazione che osservavo in tv e sognavo da bambino». 

 

«HUGOOOO»– Dimaro distretto di Napoli, della Campania, dell’Italia d’azzurra vestita: e il fuoco incrociato di quel divertente interrogatorio nasce da San Giorgio a Cremano o da Crispano, da Modena o da Sorrento, il passaporto d’una fede che senza frontiere e che non manda in imbarazzo Campagnaro: «Quale partita vorrei rigiocare? Quella con il Chelsea, perché meritavamo. O anche quella di Torino con la Juve, perché non m’è piaciuta. O anche la finale di coppa Italia, la gara perfetta. Chi mi mette più in crisi tra Insigne e Vargas? Lorenzo l’ho incrociato una sola volta. Ma sono tutti e due forti. Scudetto? Non ne parliamo, siamo scaramantici». 

 

ONE MAN SHOW -E’ un viaggio ravvicinatissimo con la passione popolare, vissuta da Mazzarri con gran senso dell’ironia quando in sala si cita il fair play finanziario e il mercato altrui, il rispetto del Napoli delle regole e le divagazioni altrui: «Il calciatore il cui nome si fa sui giornali è praticamente acquistato dal Napoli. E’ un centrocampista che darà qualità alla squadra. Qui c’è un principio economico sacrosanto e in una città in cui s’è vissuta la difficile estate del 2004 si può capire quanto sia importante la sana gestione. Ma se altrove arrivano i faraoni, oh scherzano, gli sceicchi….Più gol su punizione? Io vorrei subirne di meno….Cambio modulo perché non c’è Lavezzi? No, lui era tatticamente meno disciplinato, dunque su questo contesto sarebbe stato complesso lavorare. Il lavoro attuale lo stanno facendo bene Pandev e Insigne». 
EXTRA -Ma pure laggiù qualcuno li ama: Lorenzo Insigne, il genietto di Fuorigrotta, fresco idolo d’una estate nella quale s’è già avvertita una spruzzata del suo talento, è stato raggiunto (virtualmente) da Antonio Ottaiano, il proprio manager, salito in Trentino per avvicinarsi ancor di più ad una firma sul contratto distante un niente. Il Paradiso non può attendere.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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