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Mazzarri vuole invertire la rotta nelle gare in trasferta

Rispetto a Inter e Juventus non ha una media fuori casa positiva e cercherà di farlo in Sardegna

E ora che i sedicesimi d’Europa sono già nel cellophane , con tanto di fiocco azzurro, si può ricominciare a scaricare un po’ di stress da prestazione, a sorriderci su, a rimettersi una maschera e pensare che la vita è bella pure in trasferta: perché Eindohven è una macchia spazzata via d’incanto, e con essa pure la sculacciata rimediata in Ucraina, in quella regola del tre che stava diventando un incubo, un tormento insostenibile. Sì, viaggiare ha un altro senso ed un altro sapore e la vecchia, cara coppa Uefa restituisce una dimensione (quasi) strepitosa, perché annulla tutto in una notte – quella di Stoccolma – l’ansia creata da recenti disagi apparsi qua e là, a Torino e a Bergamo soprattutto, ed architrave di una statistica divenuta più pesante d’un macigno. Però è fatta, è andata, e quelle due sconfitte rimediate con Psv e Dnipro appartengono alla memoria, incidenti di un percorso che, lontano dal san Paolo, è apparso agevole in avvio e poi via via sempre più complesso.

TRIPLETTA – Uno, due e tre: partendo dalla «Favorita», prima giornata di un campionato da recitare da protagonista, con l’autorevolezza d’una leader; passando poi dal Marassi-bis, uno a zero alla Sampdoria e 4-2 al Genoa in rimonta, tanto per mostrare che c’è un’anima e pure un cuore che batte; ed una fisionomia e reattività, e un Cavani che nei momenti bui riesce ad accendere la luce. Il curriculum vitae di una stagione serve per decifrare le capacità d’una squadra e il Napoli che se ne va in giro lontano dal san Paolo s’è imballato soprattutto nell’ottobre nero – quattro sconfitte sue sei gare – finendo nel tritacarne soprattutto con la complicità di quegli scivoloni «internazionali», amplificatori di difficoltà sopraggiunte in corsa.

IL PIEDINO – Quel che resta da definire è la capacità offensiva d’una squadra double face , capace di farne tre al Palermo e quattro al Genoa e però anche di lasciarsi sopraffare dalla calura del «Massimino», nel quale non bastano ottantanove (89) minuti in superiorità numerica per segnare e dunque per vincere; e ancora: compito in bianco consegnato a Torino, contro la Juventus, con una traversa colpita da Cavani, e a Bergamo, con una serie di occasioni sciupate soprattutto nella ripresa.
MEDIA RECORD – E però tre vittorie esterne inducono a credere che nulla sia impossibile, manco la possibilità di avvicinare (ed eventualmente eguagliare) il primato del 2010-2011, la prima stagione «integrale» di Mazzarri, la sua seconda di fatto, nella quale il Napoli riuscì a fissare il record di otto successi e di stabilire il nuovo con nove affermazioni lontano dal san Paolo. La differenza, in classifica, con Juventus e Napoli è soprattutto nascosta lì, in quei dati che hanno spalancato una forbicina: sei successi dei nerazzurri lontani da san Siro e cinque per i bianconeri fuori dal proprio Olimpico.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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