Mazzarri se ne sta acquattato come un gattone, e aspetta. Mica facile: l’occhio rimane sornione, ma dentro crepita il fuoco. Il suo Napoli, dopo Pescara, ha virtualmente il secondo posto e la qualificazione ai gironi della Champions in tasca. «Per noi è come lo scudetto». Da perdere la testa: 69 punti conquistati, è il secondo Napoli più forte della storia (dopo quello di Bigon e Maradona del ’90). Sul suo futuro, il tecnico di San Vincenzo continua però a rimanere gelido, evasivo. E a nessuno di quelli che incontra dice la frase che vorrebbe sentirsi dire: stessero tutti sulla graticola, mica solo lui e De Laurentiis.
I tifosi del Napoli pagherebbero per ascoltare, ad esempio, un «rimango» che non viene pronunciato, nonostante ci sia da tempo l’offerta di un triennale da 3 milioni netti a stagione (più bonus e prebende, alla fine guadagnerebbe più di Antonio Conte e per il suo ego sarebbe un bel colpo). De Laurentiis vorrebbe che lui dicesse: «Ok, vengo a firmare». Macché. Non ora, non così presto. È cortese, sempre, Mazzarri: risponde placido, elude, strizza l’occhio poi si richiude. «Non ho ancora deciso, il presidente deve aspettare. È una cosa solo mia, lui non potrà farci nulla».
Durante il tragitto che dall’Adriatico lo ha portato nella sua Toscana, dove resterà per due giorni a godersi un po’ di meritato relax con la sua famiglia, avrà ripensato a lungo a quelle parole del presidente: «Lo scudetto si può vincere anche con i giovani», ha sottolineato De Laurentiis. Molto si deciderà nei prossimi giorni, dalla tempesta di emozioni che scaturirà dalla certezza del ritorno in Champions, da quel colloquio finale tra Mazzarri e De Laurentiis che arriverà alla fine di tutto, dal loro guardarsi negli occhi, dal loro scoprire le carte, finalmente. La politica del Napoli è chiara, le richieste dell’allenatore pure: Mazzarri vuole giocatori che abbiano già la serie A nel sangue (e con ingaggi alti), il patron vuole far crescere una generazione di giovani fenomeni (con pretese economiche più basse).
Alternative a Walter ce ne sono ben poche, e non sembra che De Laurentiis finora le abbia vagliate con entusiasmo: aspetta anche lui. Nelle ultime ore, Devis Mangia, Massimiliano Allegri e Claudio Ranieri sono tra i nomi più caldi, con l’attuale allenatore del Milan in vantaggio su tutti. Meglio allora concentrarsi sui dieci giorni che separano Napoli dalla notte di Bologna, la notte in cui potrebbe arrivare la certezza della Champions aritmetica. Da quel momento in poi, il Napoli della prossima stagione dovrà prendere corpo. Partendo da chi andrà in panchina. Perché dalla sua scelta, poi, dovrà anche arrivare la gestione dell’eventuale (probabile ma non scontato) addio di Edinson Cavani.
Bisognerà attendere ancora pochi giorni prima di riuscire a mettere la pietra tombale su polemiche, incomprensioni e freddezze. Ombre e nebbia, fra cui cominciano a stagliarsi gli interessi di una Roma che deve ricostruire tutto daccapo. Mazzarri riuscirà a lasciare una squadra di cui ha la padronanza assoluta, che ha totalmente in mano, per andare a costruire un altro progetto?
Tra i due dopo Pescara è calato un velo di diffidenza e qualcosa forse si è rotto. Almeno questa è la sensazione. Perché chi conosce Mazzarri spiega che al tecnico di sentirsi definire «come un uomo del passato che vede il calcio come un uomo del passato» non è proprio andata giù. Mazzarri è solo uno che vuole vincere: lo ha spiegato al suo presidente e lo ribadirà la prossima volta che i due si vedranno. Quando presenterà la sua lista di nomi per poter puntare allo scudetto il prossimo anno: se De Laurentiis dirà di sì agli acquisti che il tecnico ha in mente, allora Mazzarri resterà. Altrimenti le strade potrebbero separarsi.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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