Acqua, acqua, fuoco, fuocherello: il futuro è (praticamente) adesso e in quell’ora e mezza da mille e una notte c’è (quasi) nascosta la verità, tutta la verità ed esclusivamente la verità. Vedi Napoli-Inter e poi muovi i primi passi verso un sì, verso un no, verso una scelta (di vita, professionale) che ormai non può attendere: «Ma saprete dopo la gara con la Roma, l’ultima di campionato». Dentro o fuori, chi può dirlo se non Mazzarri: e il sospetto che nasce spontaneo, è in quel messaggio subliminale inviato all’unanimità: «Io parlo sempre con De Laurentiis, con Bigon. Qui abbiamo fatto grandissime cose, potremmo persino battere il record dei record del Napoli di Maradona. Voglio provare a ottenere quanti più punti possibile. Io dentro sono un fuoco». Fuoco!
Mazzarri, manca niente: cinque punti, forse, e con sei sarete in Champions.
«Ho chiesto ai ragazzi di sgomberare la mente, di non pensare ad altro, di giocare ignorando i risultati degli altri campi, che conosceremo quando cominceremo la partita con l’Inter».
Quando si pronuncerà l’aritmetica…
«Ma no, facciamo quando finisce la stagione, dopo il match di Roma. Io comincerò a pensarci quando saremo ormai qualificati. Non l’ho fatto e non lo farò prima: voglio acquisire l’obiettivo».
Perché tutti questi tentennamenti?
«E’ stata una decisione presa in tempi non sospetti: so bene come vanno le cose, basta il rumore d’una foglia per modificare certe opinioni. Il Barcellona ha perso in semifinale, nell’emergenza, e si parla della fine d’un ciclo. Prima era un modello e ora tutti invocano come esempio il Borussia Dortmund».
Però avete un vantaggio rassicurante…
«Invece ci servono due vittorie e a quel punto niente potrà essere ribaltato. La mia decisione arriverà dopo il 19 maggio. Se poi la società dovesse decidere diversamente, prima…».
Ipotesi improbabile, vista la stima manifestata in pubblico da De Laurentiis.
«Abbiamo avuto modo di dialogare spesso. Ma è da un bel po’ che va così. Lo faccio sistematicamente, perché una società ha esigenze quotidiane. Sul mercato non ci siamo invece avventurati, abbiamo tutti la Champions sulla quale concentrarci».
Per qualcuno è il garante delle ambizioni future.
«Ma quando abbiamo attraversato un momento sfavorevole, non era così. Conosco il calcio, so che si vive dei risultati. Io sono il maggior responsabile, vero, ma ho modo di confrontarmi con Bigon, che ha avuto un ruolo come il presidente e come me per tenere Dzemaili qua, a gennaio; e poi mi aiutano nel lavoro i miei collaboratori, mi aiuta Santoro».
Le facciamo due nomi: Osvaldo e Dzeko…
«So a cosa vuole arrivare con il giochino. Non sono calciatori del Napoli, non dovrei sbilanciarmi. Ma se dico che sono entrambi forti, molto forti, di altissimo livello, non svelo nulla di nuovo».
I numeri di quattro anni non la inducono a riflettere sull’opportunità di restare.
«Sarebbe bello battere anche il primato dei punti di Maradona. Su altri argomenti, non mi pronuncio».
Dura allenare a Napoli?
«Qui è più difficile, chi lo fa bene qua lo può fare ovunque».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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