MILANO – Non sarà una partita come le altre. Per i ricordi che gli verranno in mente, gli incontri che farà e l’accoglienza che riceverà. Walter Mazzarri nella sua carriera ha abituato tutti a nascondere le emozioni, almeno prima e dopo la partita. Davanti alla panchina gioca anche lui la sua gara e telecomanda la squadra, ma i minuti che precedono e seguono il fischio d’inizio per lui sono ordinaria amministrazione.
Al San Paolo invece sarà tutto più complicato perché quello di Fuorigrotta è stato il suo stadio per 4 anni. Lì ha vinto, conquistato risultati storici e ha fatto un altro importante passo in avanti in una carriera senza esoneri e con risultati ottenuti superiori alle aspettative di inizio stagione o comunque alle potenzialità della rosa che gli è stata messa a disposizione. Ritroverà De Laurentiis, il presidente con il quale ha avuto un confronto franco e vivace, stringerà la mano al ds Bigon, con il quale ha studiato acquisti low cost poi rivelatisi ottime intuizioni, e riabbraccerà tanti dei suoi pupilli, giocatori che ha valorizzato e fatto rendere più di quello che fino a quel momento avevano reso in carriera.
ZUNIGA E GLI ALTRI- Il caso del colombiano è il più eclatante perché, prima dell’arrivo di Mazzarri, Zuniga al San Paolo era contestato e ritenuto un acquisto sbagliato. Il tecnico di San Vincenzo lo ha trasformato, gli ha cambiato ruolo e posizione in campo e gli ha permesso di firmare un rinnovo milionario con il club azzurro. Di progressi, però, con l’allenatore toscano ne hanno fatti tutti perché lui ha dato una caratura internazionale a una squadra che non giocava nella massima coppa europea da vent’anni, dai tempi di Maradona. Cavani sotto il Vesuvio è esploso, Lavezzi e Hamsik sono diventati ancora più forti, Behrami è tornato ad essere una diga davanti alla difesa, ma anche gli altri hanno trovato il loro posto e si sono esaltati in un meccanismo in cui ognuno sapeva sempre cosa fare. Il tutto rispettando i parametri economici imposti dal club e consentendo al Napoli non solo di tenere in regola i conti, ma anche di aumentare il valore della propria rosa.
CHE CAVALCATA – Il San Paolo ritroverà un Mazzarri più esperto e… allenatore di quello che sostituì Donadoni nell’autunno del 2009. Allora Walter era reduce da grandi risultati alla Reggina e alla Sampdoria, ma per la prima volta si affacciava su un palcoscenico importante come quello azzurro. Trovò un Napoli in zona retrocessione, una squadra reduce dalla Serie C1 che non era più abituata a sedere al tavolo delle grandi, e giorno dopo giorno ha costruito un qualcosa di importante permettendole di lottare alla pari di Bayern Monaco, Manchester City e Chelsea nella Champions 2011-12. Napoli ha fatto crescere professionalmente Mazzarri, ma il tecnico ha ricambiato il favore a suon di risultati. Ha scelto di andarsene prima che arrivasse l’offerta dell’Inter. Nella sua testa il divorzio non si è consumato nel maggio scorso, ma diversi mesi prima. Aveva bisogno di nuovi stimoli, di un’avventura che non gli facesse perdere quella maniacale cura dei particolari che al Napoli non ha mai fatto mancare. La sua scelta non l’ha comunicata in anticipo preferendo tenere i suoi giocatori sulla corda fino all’ultimo istante: c’era la seconda qualificazione alla Champions da conquistare e il momento dei saluti è arrivato solo dopo aver tagliato il traguardo. A Milano si è portato dentro l’abbraccio del pubblico del San Paolo che lo ha apprezzato per i risultati, il gioco espresso e il suo essere anti personaggio, ma sempre schierato a difesa dei colori azzurri. L’emozione domani proverà a nasconderla come fa ogni domenica. Stavolta però sarà tutto tremendamente più complicato.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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