Mazzarri, racconti Mazzarri.
«Quando cominciai a fare l’allenatore dissi a mia moglie: voglio farlo a modo mio, con le mie idee, sapendo che una domenica potrei essere in panchina e l’altra no. Sono partito dalla C2 e qualcuno mi dava del matto: sono ancora qua, con il gusto di allenare i giocatori e di vincere, di migliorare il mio percorso. Foti, presidente alla Reggina, ripeteva: lei è sempre lo stesso, comunque vada la partita. E’ così: io non mi godo i successi, al fischio finale penso già alla gara successiva. Solo dopo aver vinto la coppa Italia con il Napoli sono stato cinque giorni a pensare d’aver realizzato qualcosa di importante. Poi, per il resto, i tre punti servono per gestire; al resto penso con il lavoro: e lì mi sento libero».
Da dove nasce questa libertà?
«Dal rispetto che do e ricevo. Io se non vengo attaccato non entro mai in polemica: eppure c’è chi mi dà dell’antipatico senza che neppure mi conosca. Mi sembra pazzesco. Ma so che c’è faziosità, ci sono interessi: al di sopra delle parti ci sono soltanto i giudici, gli arbitri».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
S.D.
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