Il silenzio è un’arma (difensiva), lo schermo costruito ad arte dietro al quale attendere: meditare, gente, meditare, e Walter Mazzarri ha cominciato a farlo sei mesi fa, in un ottobre interiormente indecifrabile, tra le lusinghe del recente passato partenopeo e la scelta di rimettersi in gioco persino con se stesso: «Può darsi che mi fermi, che decida di prendere un anno sabbatico» . Il tempo è stato regolarmente un galantuomo ed ha ricucito le personalissime ferite da stress, quella fatica divenuta l’insostenibile pesantezza per un essere umano che vive tutto in maniera ossessiva: sessantanove punti in classifica, la (seconda qualificazione in) Champions che ormai sembra a portata di mano e un futuro che va (ri)costruito sul proprio presente, sul proprio vissuto, su ciò ch’è stato di Walter Mazzarri: «Sì, è vero, è assai più semplice riuscire a programmare su un terreno già arato. Bisognerà però attendere che finisca la stagione o che si raggiunga la aritmetica certezza della qualificazione. Ed a quel punto saprete» . L’Inter (una possibilità) aprirà le danze, la Roma (l’altra presumibile corteggiatrice) le chiuderà: e in questo mese scarso in cui le notti si riempiranno di note dolcissime, che la colonna sonora dell’esistenza napoletana di Walter Mazzarri diventerà «the champiooonsss» , allora sarà più semplice isolarsi, buttar giù due pensieri ed accorgersi che mai come stavolta due più due fa quattro. La data simbolo (e però ballerina) è domenica 19 maggio, quando al di là del sipario di una stagione fantastica (l’ennesima) dovrebbe essere fissato l’appuntamento: ma i conti tornano in maniera esaltante ed escludere che si giochi d’anticipo potrebbe essere fuorviante. Mazzarri sì, Mazzarri no: Mazzarri (per ora) s’è blindato in se stesso, in quella dimensione un po’ isolante inseguita scientificamente, per rimuovere qualsiasi elemento di disturbo, per sfuggire all’interrogativo dominante, per restare graniticamente abbracciato alla propria missione, per cancellare – a priori – qualsiasi distrazione e lasciare che intorno accada ciò che accada.
L’anno sabbatico sembra già essersi dissolto, quasi inevitabilmente, perché la tensione (paradossalmente) è vita, è aria da respirare quotidianamente: e mentre il count down prosegue e l’attesa va crescendo a misura d’uomo (speciale), pure qualche dubbio s’è andato sgretolando, dinnanzi alla scoperta di avere affinità elettive con De Laurentiis e di potersi concedere il vantaggio – rispetto ad altri – di ripartire puntando sul conforto delle proprie idee, affidandosi ad un Napoli plasmato a propria immagine e somiglianza e trascinato di nuovo tra le eletti. E’ il Paradiso, quello, e non può certo attendere.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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