In principio i Tenori che cantavano bene nel Napoli erano tre. Guai a non avere in campo contemporaneamente Cavani, Hamsik e Lavezzi. Diventava molto difficile segnare e vincere. Quando a luglio scorso il Pocho è voluto andare via si temeva che Mazzarri non riuscisse più ad avere un attacco capace di poter raggiungere determinati obiettivi a suon di gol. Fortunatamente è andata diversamente. Anzi, il numero dei bomber è aumentato. Al Matador e a Marekiaro si sono aggiunti prepotentemente Pandev e Insigne e per il tecnico toscano è stato facile scacciare il fantasma Ezequiel.
INSIGNE. Domenica pomeriggio contro il Parma a dettare legge sono stati i quattro assi di Mazzarri. Tre li ha messi sul tavolo verde ad inizio gara riuscendo a segnare due gol. Per chiudere la partita, però, ha dovuto cacciare il quarto dalla manica e si è preso tutto il banco che era a disposizione. Grazie a Lorenzinho ha fatto all-in e per Donadoni non c’è stato nulla da fare. L’ex allenatore azzurro sognava di incassare almeno un pareggio in quello che era il suo stadio nel 2009. Ma non aveva fatto i conti con uno dei talenti più forti del mondo. Neanche il tempo di assestarsi che il giovanotto di Frattamaggiore ha piazzato la zampata vincente che ha fatto esplodere di gioia il San Paolo. Mirante, che fino a quel momento aveva ipnotizzato Cavani, si è dovuto chinare alla giocata di Insigne.
PANDEV. Mazzarri si è arrabbiato molto con l’attacco perché non ha chiuso prima la partita. Giusta la ramanzina di ieri alla ripresa mattutina degli allenamenti ma il tecnico, in cuor suo, sa che la davanti il suo Napoli è stratosferico. Il rientro dell’asso Pandev è stato determinante. Il macedone, nonostante i crampi, è rimasto in campo fino alla fine riuscendo ad essere sempre preciso nel suo lavoro. Ha fatto di tutto contro il Parma. Non vedeva l’ora di ricominciare da dove aveva finito. Dagli assist e dai gol. I ducali non sapevano come fermarlo. Non ha mai perso un pallone e ogni passaggio arrivava a destinazione. C’era qualche perplessità sul suo impiego visti i due turni di stop ma si è capito subito che era in giornata di grazia. Dopo tre minuti il suo scatto felino in area è valso un calcio di rigore. Da quel momento in poi non si è più fermato fino al pallone al bacio per Insigne.
HAMSIK. Se un po’ di distrazione in discoteca consente a Marekiaro di giocare ai massimi livelli allora vale la pena inserire una clausola nel contratto in modo tale che possa fare due “salti” ogni settimana. Lo slovacco, con una cresta tutta nuova è stato devastante a centrocampo. Galloppa e company non sapevano più come prenderlo. Suo il lancio in profondità per Pandev in occasione del penalty. Suo l’assist per il macedone per il raddoppio. Sue le ripartenze veloci che hanno spaccato in due il Parma. Con tre passaggi si è arrivati dalle parti di Mirante. Si è vista una velocità di esecuzione incredibile peccato che poi sotto porta si è stati poco cinici. Ma quando si gioca in questo modo difficilmente si rischia di non vincere le partite. Fatto sta che Hamsik ha confermato di essere il leader del gruppo. Mazzarri ci tiene a dire che la crescita dello slovacco non è dovuta dalla partenza di Lavezzi. È diventato più esperto e soprattutto gioca in una posizione diversa potendo sfruttare al massimo le sue qualità tecniche. È rimasto a secco dopo aver segnato sia a Palermo che contro la Fiorentina. In compenso, però, ha dato permesso ai compagni di reparto di farlo.
CAVANI. Tre partite due gol per il grande Edi. Qualcuno ha avuto da ridire perché non è riuscito a segnare in due nitide occasioni. È vero, fosse stato più preciso avrebbe aumentato il suo bottino personale ma nel contesto è stato utile alla causa partenopea. Mazzarri l’ha fatto uscire perché non ha dimenticato che il Matador veniva da un viaggio lungo dopo aver giocato entrambe le partite di qualificazione ai Mondiali della Celeste. È l’asso più “costoso” di Mazzarri il buon Cavani. Ma è anche quello che non tradisce mai le attese. Ad uno come lui si può perdonare tutto visto che quando si tratta di difendere va a fare pure il marcatore. Senza dimenticare che sui calci da fermo contro è l’uomo che colpisce più palloni di testa di tutti gli altri. Va tutelato l’uruguagio, è un patrimonio del club e per questo che nessuno si sogni di poterlo mettere in discussione.
Fonte: Salvatore Caiazza per Il Roma
La Redazione
M.V.
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