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Mazzarri sa già come si vince, quattro successi sulla Juve in tre anni

Yes, we can: l’ha detto o, in alternativa, l’ha pensato; ma in quel discorso a telecamere spente e a porte sbarrate, nello step d’avvicinamento a Madame, in quel viaggio immaginifico ch’è (pure) psicologia allo stato puro, l’autostima sarà stata sollecitata attraverso argomentazioni compiute. Fatto, già fatto (più volte) e allora si può fare: perché l’Invincibile Armata, che da un anno e passa non perde un colpo né in campionato e né in Champions League, s’è dovuta già piegare e ripetutamente; ma in quella verità indiscutibile declamata dai numeri – Madame sa benissimo che si nascondono e si concentrano l’anti-Juve e l’anti-Conte.

IL CAMMINO – Si scrive Mazzarri e si rilegge tutto d’un fiato un triennio (partenopeo) esaltante, tra qualificazioni in Europa League e notti magiche in Champions, tra terzi posto e sfide che brillano negli archivi: e tra i risvolti d’una epoca da vivere (ancora) a testa alta, lampeggiano come spie i precedenti che inducono a crederci, quella vocazione a battere Sua Maestà quattro volte su otto che diviene record e arricchisce la sfida. Come lei, non c’è nessuno; come lui non c’è nessuno: ladies and gentlemen, a voi.
CON CONTE – La Vecchia Signora, inavvicinabile e fascinosa, quel modello di perfezione assoluta (by Antonio Conte) capace d’andarsene a spasso immacolata per conquistare lo scudetto, una macchia nel suo percorso altrimenti completamente netto ce l’ha: 20 maggio 2012, cinque mesi orsono proprio sabato prossimo, stadio Olimpico di Roma, quando al Napoli di Mazzarri riuscì l’impresa di rompere l’egemonia, capovolgere il pronostico e portarsi a Castelvolturno la Coppa Italia. Ma prima e dopo restano indizi pesanti: in campionato, al San Paolo, il 3-1 del Napoli è vanificato dall’imperioso ritorno nel finale dei bianconeri, magari anche condizionato dall’errore dal dischetto di Hamsik; e se al ritorno non c’è storia, 3-0 per i campioni d’Italia, a Pechino sono, rispettivamente, Cavani e Pandev a tentare la fuga, prima che il finale si infiammi intorni ai cartellini rossi di Mazzoleni e a due suppplementari focosi.
ANTE LITTERAM – Ma la madre di tutte le partite è sempre e la prima Juve-Napoli di Mazzarri – con Ciro Ferrara che gli fa da oppositore sull’altra panchina – ha la capacità di demolire un tabù, di colmare un vuoto ultraventennale, di rovesciare gli stati d’animo d’una città che all’11 st è in ginocchio e sotto di due reti e al 95’, dopo che Hamsik, Datolo e di nuovo Hamsik hanno stropicciato e stravolto il copione, di ritrovarsi a Capodichino per aspettare la squadra. Al ritorno, il «nemico» – si fa per dire – è Zaccheroni ma finisce 3-1 e c’è la conferma che il vento è girato.
IMBATTIBILE – All’improvviso si sono ribaltati i ruoli: altro giro, altra sfida e pure Del Neri deve interrogarsi sul san Paolo, sul Napoli di Mazzarri, su quell’allergia ormai accertata che produce altre tre reti e dilata le distanze, rimescola le gerachie, definitivamente certificate dal 2-2 dell’Olimpico di Torino, ultima di campionato, l’unico pareggio raccolto in quel mini-ciclo che in realtà rappresenta una serie (bianco)nera. Il passato che ritorna s’intravede all’orizzonte: Juve, Napoli, dove siete rimasti?

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

P.S.

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