Gli occhi negli occhi: per guardarsi sin dentro l’anima e raschiarne il fondo. C’è una partita e quel velo di malinconia va strappato, poderosamente, lasciandosi al di là del san Paolo l’amarezza e il dolore, rimettendo in ordine i pensieri sparsi che ora s’affollano nella testa. Poi verranno gli altri gradi di giudizio e si vedrà: però, per ora, che si rifletta sul Bologna, mentre Mazzarri ne parla, in quell’aula magna ch’è lo spogliatoio, il confessionale d’un Napoli ch’è a pezzi ma vuole rialzarsi. Si gioca ed è la prima volta senza Paolo Cannavaro e senza Gianluca Grava, sarà l’ultima di Salvatore Aronica al san Paolo: ci sono pezzi del Napoli che scivolano ai margini del campo ed altri che invece sono al congedo, c’è però una qualificazione da afferrare e una «vendetta» da consumare in fretta.
A NOI – E allora è la pura legge del turn over, alla quale è impossibile sottrarsi, avendo poi il Siena a cui dedicarsi tra meno di tre giorni: è dunque rivoluzione in senso letterale, con stravolgimenti ovunque, in difesa e a centrocampo (soprattutto) ma anche in attacco. E’ una esigenza inderogabile questa mutazione genetica, che potrebbe investire pure il sistema, ritoccandolo un po’ – ma soltanto un po’ – per irrobustire il centrocampo con la linea a cinque: per il momento, si resta con il 3-4-2-1, ma stamani chissà, magari ad El Kaddouri potrebbe essere chiesto di abbassarsi un po’ e di dar maggior speso alla zona nevralgica, per una gara che nel faccia a faccia a riservato Mazzarri ha proposto con trampolino di rilancio. «Ragazzi, rialziamoci» .
CAVANI C’E’ – Si comincia dal principe del gol, che pure stavolta ha mostrato di averne voglia, e tanta, che «sente» la partita ed anche il richiamo d’una rete che sembra la sua coperta di Linus. Cavani gioca, con Pandev al fianco, come nel grafico impiantato nell’estate scorsa da Mazzarri, poi stravolto dai fatti e dall’esplosione di Lorenzino Insigne, e il tandem che non t’aspettavi mai si sgretolasse tanto in fretta riemerge per difendere a denti stretti la Coppa Italia vinta a Roma il 20 maggio.
Venti gol in altrettante partite non gli bastano ed el matador ha anche voglia di vincere, di esultare, di tenersi aperte le porte di qualsiasi competizione per continuare a divertirsi: sabato pomeriggio si torna in campo, e per riuscire a non saltare una ch’è una serve proprio un fisico bestiale come il suo.
DE SANCTIS SI’ – Un salto carpiato, per spingersi a rivedere la difesa, un settore praticamente inedito, «mutilato » dalla Disciplinare, dall’infortunio di Gamberini (ma ieri già si allenava e dunque va considerato abile per il match con il Siena) e dall’addio imminente di Aronica: De Sanctis risponde presente, si riappropria della «titolarità » che in Europa League viene concessa a Rosati, e che stasera gli serve per tenersi caldo in vista del Siena e prima della sosta.
Lui tra i pali e davanti, da destra a sinistra, Campagnaro che riacquista il posto sul centro-destra lasciato l’11 novembre scorso con il Milan, Fernandez che «prova » in vista della sfida di sabato da centrale e dunque da erede (provvisorio? definitivo?) di Cannavaro e Britos che si cala nei panni dello stakanovista, fa la sua seconda consecutiva pur sapendo di dover poi ripresentarsi tra una settantina di ore. Ma è pure emergenza e dunque….
INLER CORRE – Il resto è annunciato dalle abitudini di Mazzarri, dalla vocazione degli interpreti: il cursore mancino, non si scappa, sarà Dossena, l’omologo della fascia opposta diventerà (chiaramente) Mesto. In regia ci rimane Inler, squalificato in campionato e dunque in condizione di farne due di seguito, mentre l’infortunio di Dzemaili (un affaticamento che non dovrebbe avere ulteriori conseguenze) concede a Donadel l’ennesima (e forse ultima) chanches e ad El Kaddouri altri spezzoni per conquistare ulteriori estimatori.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.