Si lascia travolgere dall’onda anomala di felicità che scende dalle curve e invade il terreno di gioco. «Sono felicissimo, abbiamo fatto qualcosa di straordinario» . Chissà se la prima Coppa è come il primo amore. Una cosa è certa: Walter Mazzarri questa notte la ricorderà a lungo. Perché è stata la ciliegina sulla torta di un ciclo che ha portato il suo Napoli a sfiorare i quarti di Champions; perché è stata la sua rivincita. Qui, il suo sogno svanì, all’epoca della Samp. Ai rigori, la Lazio di Delio Rossi si aggiudicò il trofeo. Questa volta il successo è stato netto, chiaro: niente supplementari, men che meno i rigori. Lui, dopo quella serata, si fermò, si concesse un periodo sabbatico che durò poco perché De Laurentiis lo richiamò in servizio. Che si fermi questa volta è fuori discussione, che cambi palcoscenico pure: «Ho un contratto che mi lega al Napoli sino al 2013 e intendo rispettarlo». Squadra che vince, non si cambia: principio banale di un calcio che può non essere banale. E la vittoria di ieri sera non è stata per nulla banale perché conquistata da un Napoli che non partiva favorito, contro una Juve che sembrava imbattibile.
TRIONFO – Si gode il trionfo, questo prolungato attimo di gloria, la fine di una stagione che prometteva bene e, alla fine, si è conclusa anche meglio: un trofeo dopo ventidue anni di astinenza, una Coppa Italia dopo venticinque anni, esattamente mezzo secolo dopo il primo successo in questa competizione. Dice: «Sembrava impossibile battere la Juventus in questa stagione». E’ orgoglioso perché ha battuto un grande avversario: forte, orgoglioso, determinato, con i serbatoi dell’entusiasmo riempiti dalla felice cavalcata in campionato, dallo scudetto. E lui, adesso, Mazzarri, dà libero sfogo alla sua gioia, avendola costruita anno dopo anno, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno: «Da tre anni il nostro inno lo cantano tutti e ora lo abbiamo cantato di nuovo anche noi» . C’è la voglia di liberare la rabbia accumulata per qualche traguardo mancato per un dettaglio, per qualche errore di gioventù, per inesperienza: la serata di Londra, la ricorsa al terzo posto fermatasi al penultimo ostacolo, a Bologna. C’era una sola maniera per cancellare tutto: vincere la Coppa Italia. Obiettivo centrato: «Tutta la squadra ha fatto qualcosa di straordinario in questo triennio. Questo è un gruppo eccezionale che va premiato ed elogiato in blocco».
SVOLTA – Spiega che il contratto in scadenza non gli creerà problemi, non chiederà allungamenti: «Gli allenatori spesso vanno avanti con contratti annuali. Al mio dodicesimo anno di carriera, con quello che ho fatto posso andare avanti di anno in anno». Abbraccia la squadra: «E’ stata bella esaltante questa serata, devo ringraziare i miei giocatori. Se qualche volta vengo elogiato io il merito è loro. La coppa è la ciliegina sulla torta su tutto quello che di bello abbiamo fatto. Il mio successo passa attraverso il rapporto con i miei giocatori, mi percepiscono come una persona vera. Il bacio a Lavezzi? Mi ha fatto piacere ringraziarlo perché ha avuto un momento di difficoltà dopo l’infortunio. Ma li ho baciati tutti perché sono stati eccezionali per disponibilità nei miei confronti». Ieri si è rivisto a tratti il Napoli migliore: «Ma quando abbiamo avuto le forze abbiamo sempre fatto questo tipo di calcio. Oggi era la cinquantunesima partita: per giocare partite a questi livelli, caratterizzate da grande attenzione tattica e aggressività bisogna stare bene. Quest’anno in campionato non sempre siamo stati bene e abbiamo pagato».
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