Cuore e batticuore: ma in quell’abbraccio collettivo, quell’onda anomala e travolgente, c’è il balsamo che lenisce le ferite del campo e spinge a dotarsi di sana autoironia. Genoa-Napoli sa d’attacco mirato alle coronarie d’uno stadio intero: ma quando Hamsik provvede a metterci la cresta, ciò che resta d’un pomeriggio d’un giorno da cani è l’espressione fiera e un colorito rassicurante che fa di Mazzarri un altro uomo.
Come se la passa, adesso, l’allenatore del Napoli.
«Io sto bene, benissimo. Un semplice controllo è diventato argomento di discussione, ma la salute è delle migliori».
E pure l’umore, per non dire della classifica.
«Stiamo facendo qualcosa di eccezionale, viaggiamo con nove punti di vantaggio sulla passata stagione, quando abbiamo lottato per il terzo posto sino all’ultima di campionato. Fuori casa abbiamo vinto la terza partita, su un campo difficilissimo e contro un’avversaria complicata».
Due facce della stessa squadra.
«Abbiamo cominciato contratti e sprecato tanto: avevamo avuto occasioni pure nella fase iniziale della gara, ma le abbiamo sciupate. Siamo andati due volte sotto e siamo stati capaci di ribaltare, come contro il Dnipro. Ho un gruppo straordinari, formato da uomini veri e anche da campioni. Sono orgoglioso di allenare questi ragazzi».
Il Napoli della ripresa ha cambiato non solo uomini: 4-2-3-1, le piace?
«Ci stiamo provando, avevamo già tentato questa strada in Europa League. A partita in corso e in certe situazioni difficili, ci viene bene. All’inizio, forse abbiamo ancora nella testa meccanismi diversi. Ma in sostanza nei primi quarantacinque minuti qualcuno ha tardato a entrare in partita. Per me è normale che possa accadere».
Cavani non sbaglia un colpo.
«La fatica di giovedì sera forse si è fatta sentire e ha perso in lucidità. Ma è il prezzo che bisogna pagare a tanti impegni in rapidissima sequenza. Lui è il nostro terminale offensivo, è fondamentale e lo sappiamo, ma è un atleta strepitoso, è venuto fuori alla distanza, eppure pareva stanco».
Come fa a pensare di frenare l’entusiasmo popolare?
«Siamo ancora nella fase ascendente della stagione, c’è tanto cammino. Però possiamo essere contenti di ciò che stiamo realizzando, del calcio che stiamo proponendo. E poi non molliamo mai, crediamo sempre in noi stessi e nella vittoria».
Vi tocca sempre qualche schiaffo…
«In campo ci sono anche gli avversari».
Fuori Inler, come mai?
«Era diffidato come Behrami, non ho voluto rischiarne due».
Se consente la battuta, una squadra che ha un cuore…
«Gliela passo. E però anche un’organizzazione, direi. La capacità di rimontare dimostra la saldezza dei nervi e anche i contenuti tattici. Bravi davvero nel modificare l’atteggiamento tattico. Sono felice dalle risposte che ho ricevuto da tutti, sono contento dell’inserimento graduale di Mesto».
La tentazione dell’anno sabbatico resta?
«Ma lasciateci godere per questa vittoria… Poi ne riparleremo». Il sorriso abbonda.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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