Il mese della verità. I trentatré giorni più lunghi della sua storia azzurra. Walter Mazzarri è un combattente, uno che non s’è mai depresso davanti a un tour de force e neppure stavolta lo farà, ma, cert’è, quello che l’aspetta – e aspetta la sua squadra – è davvero roba da far tremare polsi e piedi meno forti e meno esperti. Nove partite una di fila all’altra. Una ogni tre giorni e mezzo. Questo di media. Perché per le prime quattro il tempo di recupero sarà addirittura più ristretto: tra l’una e l’altra, due virgola tre quarti di giornata. Ma il peggio deve venire ancora, perché in queste prime quattro gare il Napoli dovrà vedersela con la Lazio capolista, il City di Mancini in Champions, l’Atalanta che è la vera grande sorpresa di stagione e poi la Juve in un recupero che, non bastasse, s’annuncia pure velenoso. E poi, subito dopo, trattenendo ancora il fiato: Lecce, Villarreal, Novara, Roma e Genoa.
SECONDE LINEE – Bene: è possibile pensare che si possano giocare nove gare di fila e tutte così ravvicinate sempre con la stessa squadra, gli stessi calciatori? Nient’affatto. E allora, inevitabilmente spazio alle seconde linee, ai ricambi, a quei giovanotti che sino ad oggi hanno giocato meno. O poco. O niente addirittura. Ed è qui che arriva la buona notizia: Complice la sosta e grazie ai medici e ai preparatori, Mazzarri ritrova in buone condizioni ex acciaccati (Gargano in prima fila, poi Grava e in tempi ormai brevi riavrà pure Britos), ex appesantiti nella forma e nelle forme (Pandev soprattutto), mentre altri, ragazzoni per necessità buttati forse troppo in fretta nella mischia, finalmente più padroni degli schemi e anche del calcio italiano. E qui il pensiero va a Fernandez e Fideleff in particolare. Insomma, in attesa anche di Donadel, tutti presenti o quasi. Ed è una novità per questo Napoli che, per prevenzione e buon lavoro ma anche per buona sorte, nella stagione scorsa non aveva avuto neppure un raffreddore, mentre stavolta ha messo sotto le fatiche medici e infermieri.
TURN OVER – E allora, si può anche riparlare di turn over. Basta solo intendersi su cos’è il turn over. Che per alcuni è un’invenzione del calcio moderno, per altri una necessità, per altri ancora una mistificazione. Ma forse la verità sta da un’altra parte. Forse il turn over è soltanto un lusso che ci si può permettere quando si ha a disposizione una rosa per intero affidabile sia per quantità che per qualità. E coi recuperi di calciatori importanti e quasi mai visti prima, ora il Napoli si sente più tranquillo. Più sereno.
LE PRESENZE – Del resto, lo dicono i numeri che, gira e rigira, sino ad oggi il Napoli è stato costretto a fare affidamento quasi sempre sugli stessi, pochi giocatori. Lo dicono i minuti di gioco soprattutto. Dietro De Sanctis con 810, ci sono sei giocatori con più di 600 minuti (Cannavaro, Campagnaro, Lavezzi, Aronica, Inler e Cavani); quattro con più di 500 (Dossena, Maggio, Hamsik e Gargano); due con più di 400 (Zuniga e Dzemaili); Fernandez, Santana e Fideleff con meno di 300; Pandev e Mascara con meno di 200; Chavez con 11 minuti, Lucarelli con 5, e infine Donadel, Grava e Britos che ancora non hanno messo piede in campo. Insomma, due Napoli: quello che ha giocato sempre o quasi e quello che ha giocato poco o niente. Ma, con la benedizione di Mazzarri, ora i conti potrebbero cambiare.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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