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Mazzarri, perché regalare un tempo ad ogni rivale?

È il momento di valutare con duttilità e concretezza la condizione della squadra

A questo punto, ci deve pur essere un motivo se ogni avversario del Napoli corre il doppio, non sbaglia quasi nulla e mette in campo il meglio di sé. E se contemporaneamente il Napoli commette continui errori, se Inler perde ogni palla che tocca, se la difesa si macchia di un paio di amnesie gravi a partita, se gli attaccanti non segnano più. Quando per un mese tutto gira male non si può dare superficialmente la colpa ad un periodo storto: l’allenatore deve fare qualcosa per ricalibrare i meccanismi che non funzionano, deve adattarsi alla situazione per rimediare. In questa fase della stagione, dato lo stato di forma di tutti, sarebbe il caso di operare sulla tattica e scegliere un cambio di assetto sulla formazione.

Tanto più oggi contro il Chievo – come già osservato nel nostro Preview della gara (clicca qui per leggere) – la difesa a 4 sarebbe stata più opportuna: per l’inferiorità numerica a centrocampo, per i problemi irrisolti di Inler, per le caratteristiche di Rolando, per la difesa a 5 del Chievo che chiudeva ogni accesso dai lati. Soprattutto, per il pessimo stato atletico e alcune carenze tecniche nella rosa del Napoli. Questo pomeriggio, un 4-3-2-1 con Hamsik-Insigne dietro Cavani e con un terzo centrocampista accanto a Behrami e Inler avrebbe forse giovato su tutti i suddetti fronti, ed inoltre si sarebbero percorse le vie centrali piuttosto che le fasce (del tutto innocue), mentre il centrocampo avrebbe avuto più forza.

Invece, la manovra del Napoli si è sviluppata con la solita confusione e imprecisione, puntando con impotenza solo sui lanci lunghi: zero fraseggi e nemmeno un’azione azzurra degna di nota per tutta la partita. Al 32’ la somma fra palle perse dal Napoli e quelle recuperate dal Chievo faceva 13, senza contare i lanci lunghi a vuoto e i dribbling falliti (contro un solo errore non forzato da parte del Chievo). Conteggio che rende l’idea della qualità del gioco azzurro, che non è migliorata più nel corso della gara. Nella ripresa Mazzarri ha provato un prevedibile cambio di modulo, togliendo Gamberini (grave distrazione sul gol di Thereau) per Dzemaili, con un 4-3-1-2 durato ben poco per l’uscita di Inler per Armero, a causa delle permanenti difficoltà del playmaker svizzero, inguardabile anche oggi. Anche l’ingresso di Pandev al posto di Zuniga ha cambiato pochissimo: il macedone, pur fresco, si è limitato a passeggiare sulla trequarti.

Possesso palla, vantaggio territoriale e qualche tiro da azione casuale non sono bastati al Napoli per trafiggere Puggioni, in giornata di grazia. Ma sullo 0-2 era facile per i padroni di casa chiudersi e difendere in nove, puntando sporadicamente su qualche contropiede favorito da occasionali svarioni dei difensori azzurri. I quesiti che emergono da questo incontro, piuttosto, sono: perché lasciare ogni volta un tempo agli avversari, aspettando di andare in svantaggio prima di agire di conseguenza e cambiare modulo per cercare una rimonta, a quel punto sempre difficile? Perché non variare la tattica fin dall’inizio, quando l’avversario o le condizioni dello spogliatoio lo richiedono?

A cura di Lorenzo Licciardi

 

 

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