Walter Mazzarri, allenatore dell’Inter ed ex guida tecnica del Napoli, ha parlato ai microfoni de “Il Corriere della Sera”. Ecco quanto sottolineato da IamNaples.it:
“Non conoscevo Milano, mi piace. Preferisco il sole e il mare perchè i Mazzarri sono dell’isola d’Elba, ma qui sto apprezzando un tipo di fascino diverso. Partire dal basso è un vantaggio? Se uno parte da zero o da sottozero e arriva all’Inter, dopo aver fatto tutte le categorie in 12 anni di carriera sì. Posso dire di avere un bagaglio di esperienze che pochi hanno e che mi è servito quando sono arrivato in alto. Detto senza che nessuno si offenda. Ho cominciato da preparatore anche dei portieri e conosco anche le logiche dei magazzinieri; so come vivono o come parlano con i giocatori. Quattro anni a Napoli e domenica c’è il grande ritorno”.
Cosa si aspetta da Napoli?
“Non ho mai chiesto niente a nessuno. I tifosi delle squadre dove ho allenato mi hanno sempre voluto bene. Poi, come succede quando due si lasciano, l’amore può trasformarsi in odio. Per domenica non mi pongo il problema; io ho presentato fatti e non parole. Ho la coscienza più che a posto. E poi un allenatore si deve valutare dal primo giorno in cui arriva in una squadra all’ultimo giorno in cui ha lavorato lì”.
Nel rapporto potenziale/risultati, è Napoli il fiore all’occhiello della sua carriera?
“Ci sono dati facilmente riscontrabili. Uno di questi è il valore di una squadra quando la prendi in mano. I parametri sono il monte ingaggi e gli investimenti. La competizione parte da qui. Il punto è: quanto vale la rosa all’inizio e quanto vale al momento nel quale lasci? Da Livorno in poi, l’unico anno che ho fatto in B, con la promozione dopo 55 anni, ho ottenuto una serie di risultati che si possono vedere e verificare. A Napoli siamo partiti dal 15° posto del 4 ottobre 2009 e siamo arrivati al secondo posto del maggio 2013, con in mezzo la vittoria della Coppa Italia. Ecco che cosa è successo a livello economico, nei punti e nel prestigio del club. Il Napoli non era considerato prima accanto a Inter, Milan e Juventus. Poi se esiste la tendenza a far vedere altre cose, a me non interessa. A me interessa il giudizio delle persone intelligenti”.
Gli acquisti del Napoli quest’anno sono stati diversi da quelli dell’era Mazzarri…
“Basta guardare le squadre di provenienza dei giocatori. Perché si è fatto questo? Perché in quei quattro anni si sono fatte cose straordinarie. Un esempio? Le plusvalenze. Ne cito due: Lavezzi e Cavani”.
Qual è il giocatore che pensa di aver maggiormente valorizzato?
“Zuniga. Veniva dal Siena e all’inizio il San Paolo lo fischiava e con lui fischiava Paolo Cannavaro, che è diventato il capitano”.
Chi è lo Zuniga dell’Inter?
“Direi la squadra Inter. Qui ce ne sono alcuni che, se dovessero continuare a giocare a questi livelli, diventerebbero risorse aziendali importanti. Ecco come dovrebbe essere valutato un allenatore: rapporto tra quello che ha preso, risultati sul campo e risultati economici”.
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