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Mazzarri parlerà in conferenza stampa ma non svelerà il suo futuro

Il mister sembra aver deciso per l'addio ma solo lunedì ne sapremo di più

Parla: e però nella rotondità dell’annuncio d’una conferenza stampa quasi inattesa, c’è anche la consapevolezza che resterà tutto sistematicamente indecifrabile, lasciando che sia il big ben a dare il via alla rivelazione. Le tredici d’un sabato così poco normale, in cui Mazzarri porta in pubblico se stesso, con i suoi tormenti, le sue personalissime riflessioni su se stesso, le valutazioni sul cosa fare: c’è la partita, certo, Roma-Napoli, ridotta a gara normalissima al cospetto di una confessione che dovrebbe (dovrebbe) avere i crismi dell’eccezionalità. E invece, come da promessa (e come da copione), arrivederci a presto: perché quando poi cominceranno a sfilare i titoli di coda di un campionato intero e di quel quadriennio cominciato proprio (virtualmente) all’Olimpico, sarà possibile sapere come sarà andata la prolungata meditazione, annunciata a ottobre scorso (in un forum al Corriere dello Sport-Stadio) e sviluppata vincendo, prendendosi la qualificazione in Champions, galleggiando nelle perplessità, ascoltando qualche sirena, sentendosi corteggiato un po’ da qui e un po’ da lì, gestendo le variabili impazzite del mercato e comunque restandosene incollato a quel desiderio di fermarsi: anno sabbatico, che poi potrebbe essere un trimestre – o chi lo sa? – aspettando che qualcosa accada nell’universo calcio, magari che arrivi una chiamata dall’Inter. L’estero è un’opzione assai remota, perché l’adrenalina che scorre in Italia è diversa: alimenta a presa rapida, scatena dentro una tempesta di sensazioni che sostengono nella quotidianità. L’ora e mezza che separa dall’annuncio dà l’impressione di ossequiare un count down largamente stabilito dalla procedura e di avvicinare a una separazione che nei fatti sembra essersi consumata attraverso la commozione (con lacrime) all’ultima cena con De Laurentiis e con la squadra, in un clima di euforia e però anche di evidente disagio: perché alle spalle ci sono quattro stagioni e all’orizzonte – almeno per il momento – c’è un vuoto che assicura pure un altro pizzico di malinconia.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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