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Mazzarri: “Pandev è un grande, ho fiducia in Britos e Behrami. Fornito? Che talento!”

Due settimane da raccontare: per rivelare le sensazioni della fatica, per svelare le personalissime sensazioni, per guardare il calcio (ancora) dal buco della serratura. Walter Mazzarri atto quarto: il passato – che conta – è un’Europa League, una qualificazione in Champions, notti magiche tra Manchester e Monaco e Chelsea e poi la coppa Italia e un altro giro nel «Vecchio Continente»; e ora che Dimaro ha espresso indicazioni da maneggiare con cura, mentre il mercato resta spalancato dinnanzi a sé, si può redigere una confortante relazione su ciò ch’è stato, su ciò che può essere questo romanzone popolare da riscrivere di pugno proprio.

SENSO DI APPAGAMENTO– Le stagioni si costruiscono in ritiro, in quella full immersion «benedetta» da un allenatore ch’è felice di esserlo: «Credo sia stata la miglior preparazione che sono riuscito a fare in carriera. Ho avuto il conforto anche dal punto di vista tattico. Il nuovo modulo viene recepito da tutti, pure da Behrami che è appena arrivato. E poi qui abbiamo trovato l’ambiente ideale per lavorare, voglio ringraziare Dimaro». 

 

VOGLIA DI STUPIRE– Quello ch’è scritto nelle stelle non è possibile leggerlo ma… «il calcio non è scienza esatta però il nostro gruppo è rimasto quasi invariato. A me non piacciono i proclami, risponderò con i risultati. Ma teniamo presente i valori reali. Però noi siamo sempre disposti a gettare l’anima. Il presidente spera in uno dei primi tre posti? Fa bene a trasmettere entusiasmo: però lui aveva detto tra i primi cinque, poi (sorriso) sale sul palco e giustamente si esalta. Lui è il capo e fa bene a pungolarci». 

 

VITE DA MEDIANO– La verità del mezzo, tra Inler ( «è una garanzia, giocatore importante e affidabile» ) e Gargano ( «parlano i fatti, è quello che ho impiegato di più; però se uno non ha più stimoli…» ), tra conferme certe – dunque – e qualcosa di (ancora) vago.
TOP PANDEV– Ciao, ciao pocho: è di nuovo l’ora di Pandev, il terzo tenore elevato giustamente a stellina: «La sua carriera parla chiaro, prima dell’appannamento è stato uno da grandi numeri. Ha classe, sa come si vince; forse doveva ritrovare gli stimoli, ma ora ce li ha». 

 

VECCHIA GUARDIA– Ci sono gli uomini e poi ci sono i leader, in genere silenziosi: «E’ chiaro che esistono calciatori attraverso i quali, dialogando, lancio messaggi al gruppo. Però sempre tenendo distanza, perché altrimenti l’amicizia rischia di diventare condizionante. Io talvolta conto su De Sanctis, Cannavaro, Maggio». 

 

NUOVE IDEE– Il tormentone del bimestre alle spalle va aggiornato: attenti alla fascia, stavolta. «Dossena se supportato fa la differenza; abbiamo bisogno di inventiva, di uno che salti l’avversario e magari potremmo intervenire sulla corsia di destra». 

MIGUEL E’ LUI -Avvicendamenti in corso d’opera, cambia il terzo di sinistra, al fianco di Cannavaro: spazio a Britos «che ha qualità ma è stato sfortunato. Veniva dal Bologna, non dal Real Madrid, ma aveva le caratteristiche adatte a noi. Quest’anno sarà titolare, è un gigante e va aspettato. Spero stia bene e possa mostrare il proprio valore». 

 

BABY E FAIR PLAY– La politica nel calcio (del Napoli) eccola qua, riassunta in breve: «A me piace scoprire i talenti e farli crescere. Qui c’è una pianificazione, quando sono arrivati eravamo in 28, con Bigon abbiamo ridotto l’organico e dunque risparmiato ingaggi. Fornito ha talento, mi ricorda Hamsik come atteggiamento, mi piace. Vedremo se è pronto per stare in rosa». 

 

CAVANI & SOCI– El Matador e company: radiografia di un settore che (sembra) sia promosso ma che potrebbe essere comunque ritoccato. Perché del doman… «Non ci serve un quinto uomo, numericamente siamo a posto. Inutile prendere altro, se Insigne e Vargas dimostrano di essere validi. Si farebbe solo confusione. Ma se invece dovessimo fare altre valutazioni e qualcuno dovesse andar via in prestito, che non si parli di bocciatura». 

 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.F.

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