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Mazzarri. Novembre mese terribile e con Allegri una rivalità infinita

In Europa League si deciderà il futuro del club azzurro

Il venticello del sospetto, quella brezza fastidiosa che gli aveva stravolto l’espressione, s’è dissolto; e pure la maschera di sofferenza è scomparsa, volata via sotto folate impetuose e un filo d’ironia estirparta gli da quelle mascelle dure: « Sto bene, sto molto bene ».

PAROLE E NON SOLO – Cuore e batticuore, perché la vita sia eternamente scariche d’andrenalina, come se foste al luna park e però sulle montagne rossoblù di Marassi, con l’aritimia di chi sta sugli spalti che diviene incontrollabile e le immagini della tv che invece spingono ad interpretare una carezza al petto come il sintomo d’un malessere. « Ma no, sto bene… ». Si scrive Mazzarri e si rileggono dieci giorni attraversati in apnea, trattenendo il respiro, tra voci allarmistiche per un ricovero in clinica ( «solo controlli ») e la tensione di novanta minuti moltiplicati per tre che fa salire la pressione (e dunque la tensione), tra sconfitte indigeribili (« complimenti all’Atalanta, ma noi abbiamo attaccato per tutto il secondo tempo e creato almeno cinque palle gol »), pareggi che scorticano la pelle (« contro il Torino siamo stati frenati da un incidente di percorso ») e vittorie aristocratiche nel punteggio e però strappate mordendo l’erba e forse pure un pochino la propria carne, raschiando il fondo dell’anima: « Ho un gruppo meraviglioso, capace di reagire sempre ».
(NA)POLI POSITIVI – Napoli-Milan o anche Mazzarri-Allegri è la sfida intestina tra due carissimi nemici così distanti eppure così vicini, gli opposti che si attraggono e che finiscono per restare contagiati da quel «febbrone» del sabato sera che sta per scoppiare, protagonisti a prescindere d’un braccio di
Sabato sera l’allenatore di San Vincenzo potrà gestire il largo vantaggio di classifica ma tra Europa e campionato è durissima
ferro «ideologico» – in salsa livornese – che è condimento sistematico d’un match d’altri tempi e anzi no, di questi tempi, che poi appartiene (innanzitutto) a loro due.
E’ Mazzarri che aspetta Allegri, stavolta, e guardandolo dall’alto, come mai seriamente accaduto, perché da quando il braccio di ferro è realmente cominciato, e cioè con un Cagliari-Napoli del dicembre 2009 (3-3, tutto negli ultimi quindici minuti, con sequenza da evitare ai cardiopatici, tanto per gradire), le distanze (in classifica) tra San Vincenzo e Livorno non erano mai state né così smaccatamente evidenti e né favorevoli al tecnico d’adozione partenopea, amante fedelissimo d’una teoria calcistico-economica ripetuta sistematicamente e vagamente allusiva: «I valori d’una squadra vanno calcolati tenendo presente gli investimenti al mercato e il tetto ingaggi: noi abbiamo una nostra filosofia aziendale e siamo in linea, anzi ben oltre, perché spendiamo meno degli altri, nettamente meno ».
GIRO DI WALTER – E allora, si gioca e non è una gara qualsiasi: non lo è per Mazzarri, che dopo aver preso a pallate (letteralmente) quel clima di insoddisfazione avvertito dopo l’1-1 con il Torino (quattro gol al Dnipro, quattro anche al Genoa), si ritrova nel bel mezzo d’una sfida che l’introduce ad un mese della verità, dal quale ottenere risposte calmieranti per chiunque, pure per se stesso: prima il Milan, poi l’Aik, la trasferta di Cagliari, il Pescara al San Paolo che precederà un «possibile» spareggio per passare il turno in Europa League con il Psv. Allegri(a)!
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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