L’ottobre nero è alle spalle e l’umore nerissimo è impacchettato in quella nuvola d’ira lasciata evaporare ancor prima che compaia il Toro: alè, c’è da giocare, e c’è da dimenticare Bergamo, e ancor prima la Juventus, e le quattro sconfitte in sei partite (Europa League compresa), il peso insostenibile d’un mese che ha lasciato il segno ed ha persino modificato un pochino i connotati. Il giocosi fa duro e serve fare il «duro» per rimettersi a giocare.
Mazzarri, l’analisi personale cosa suggerisce?
«Io parlo numeri alla mano: perché qui conta solo la classifica. E il bilancio provvisorio può essere solo positivo. Abbiamo sette punti in più rispetto alla passata stagione, quando la prima in classifica aveva collezionato i nostri stessi risultati. Siamo in linea con le grandi d’Europa, però a volte mi sembra che ciò non basti».
La sconfitta di Bergamo è arrivata mentre Juventus e Inter «passavano» in casa.
«I paragoni non sono mai piacevoli e noi in genere guardiamo in casa nostra. Ma se le altre le vincono tutte o quasi non possiamo che applaudire».
In trasferta qualcosa è cambiato.
«L’ho detto e lo ripeto: solo a Catania il Napoli non mi è piaciuto. Contro l’Atalanta il gruppo ha reagito, continuo a pensare che ci sia mancato soltanto il gol. Ho ragazzi che non mollano mai, abbiamo sfiorato il pareggio al ’93; abbiamo avuto occasioni nitide, clamorose: sono orgoglioso d’allenare questi ragazzi».
Tre partite in sette giorni, ma non c’è aria di turn-over.
«Cambierò poco, penso due o tre uomini. Vedremo a centrocampo, in mediana, dove c’è molto da correre. Non voglio alterare certi meccanismi collaudati, contro il Torino sarà dura, fuori casa non perdono mai: bisognerà aver pazienza, non attaccare a testa bassa e magari provare a sfruttare qualche ripartenza».
Che gara si aspetta?
«Dura, perché affrontiamo un’avversaria che gioca, che spezza il ritmo, che è scorbutica. Non sarà semplice metterli in difficoltà, dovremmo cercare di cogliere qualche loro disattenzione».
Sembra un po’ scosso da qualche annotazione.
«E invece ho imparato a farmi scivolare le critiche addosso. Qua a Napoli siamo fatti così, la piazza è particolare, siamo vulcanici. Ma i risultati testimoniano il nostro lavoro».
E cosa chiede per stavolta?
«Paradossalmente, non mi interessa la prestazione: perché tanto poi alla fine conta solo il risultato. Ora bado al sodo, ai tre punti. Mi auguro che il pubblico ci aiuti per gli interi novanta minuti e pure per il recupero: avremo bisogno dei nostri tifosi».
Non è un bel periodo, comunque.
«Infatti: è uno di quei momenti in cui ti va tutto storto. Prendete Maggio: sta giocando bene, di lui sono contento, però con il Chievo ha mancato la porta a un metro e senza portiere e mercoledì sera ha sfiorato il palo. Bisogna semplicemente riportare gli episodi dalla nostra parte».
In avanti, privo di Cavani, s’è trovato pure con un Vargas ancora tutto da svelare.
«Inutile avanzare richieste sul mercato, del quale non parlo. Sul futuro è impossibile sbilanciarsi, è presto dire cosa succederà. Sto cercando di dare al ragazzo lo spazio giusto, voglio che cresca, poi faremo le valutazioni».
Segnate poco in trasferta…
«E stavolta giochiamo in casa. Ma voglio far notare che anche un gol su rigore scaturisce da un’azione offensiva. E poi i nostri avversari ci temono anche sul loro campo, nessuno si sbilancia più».
Però a volte pare un Napoli diverso.
«Il nostro rendimento va apprezzato, lottiamo ancora alle pari con le grandi: poi ci sono fasi della stagione in cui tutto ti va bene e altri in cui tutto ti va male. Ma abbiamo un’anima e intendiamo rimanere il più in alto possibile. Noi cerchiamo di vincerle tutte, poi non è possibile riuscirci sempre».
Dove pensate di arrivare?
«E chi può dire dove sarà possibile approdare? Le somme si tirano alla fine e proclami non ne facciamo. Intanto, con il Torino ci tocca fare la partita. Pensiamo a noi stessi, proviamo a conquistare il maggior numero di punti».
Cosa le dà fastidio?
«Le partite ogni tre giorni tolgono molto: Pandev va sempre in Nazionale, gioca sempre, ha una struttura diversa rispetto a Cavani, può risentirne. E’ complicato fare programmi con un calendario del genere».
Insigne sta crescendo.
«A Bergamo ha concluso spesso, ha delle doti incredibili. Ora sente di più la responsabilità, ma è normale che ciò accada».
Dura vivere da anti-Juve?
«Noi non ci abbiamo mai pensato».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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