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Mazzarri, l’artefice delle grandi rimonte

Grande rimonta degli azzurri per il terzo posto

Una resurrezione partorita dal lavoro d’equipe, un lavoro portato avanti da chi si prodiga in primo fila (Mazzarri e De Laurentiis) e da chi , invece, lo fa dietro le quinte (lo staff che fa capo all’allenatore). Non si è rialzato per caso il Napoli dopo i tre kappaò consecutivi. Tre capitomboli che avrebbero messo in ginocchio chiunque: sconfitte in casa di Juve e Lazio, passo falso al San Paolo con l’Atalanta. Una crisi figlia dell’esclusione dalla Champions. Troppa sfiducia in quello spogliatoio. Ci volevano delle scosse, degli interventi mirati.

Hanno cominciato De Laurentiis e Mazzarri toccando le corde del cuore e dell’orgoglio di Cavani e soci; quindi hanno proseguito gli altri, da Pondrelli, a Papale, da Concina allo staff sanitario che fa capo al dottor De Nicola. Parte atletica e fisica, dopo quella psicologica. E dal Novara in poi è scattata la sospirata rincorsa verso quei risultati che hanno sparso nell’aria il profumo della Champions misto alla luna delle grandi notti urlando contro il cielo un nome e un cognome: Walter Mazzarri. In realtà, dietro quel ritorno alla vittoria c’era tanto altro che non poteva essere noto a tutti: il paziente lavoro del preparatore atletico, di quello dei portieri, di chi si prodiga al fianco del tecnico toscano. Crederci era diventato un imperativo categorico in quello spogliatoio ormai non più depresso e pronto a dire la sua nello sprint per la Champions.

IL BLUFF – E allora, conto alla rovescia: meno 11, meno 6, meno 3? Più 2 sulla quarta! Un Capodanno azzurro bagnato dai migliori champagne:  che rimonta, che scalata e che sorpasso. Neanche un mese fa girava male e suonava come un addio ai sogni d’Europa. E poi? Tre vittorie (in casa contro il Novara, a Lecce e al San Paolo contro il Palermo e un pareggio (all’Olimpico con la Roma prima della sfida con i rosanero): 10 punti in quattro partite, poker di risultati utili consecutivi e bluff servito. Sì, era solo un bluff.

LE MOSSE – Orgoglio e passione in tre mosse: spogliatoio raccolto e blindato; scossa presidenziale; parole e mano dell’allenatore. Sì, perché se Mazzarri e la squadra meritano un capitolo a parte, altrettanto fondamentale è stata la convocazione a sorpresa di De Laurentiis dopo la sconfitta in casa con l’Atalanta. «Ho chiesto ai ragazzi di tornare a divertirsi, tutto qua. Io ci credo ancora». E’ il 12 aprile, quando il ciclone Aurelio, ottimismo e carica, spazza via le prime nubi. La verve ricomincia a pulsare nelle vene dei giocatori: torna la rumba degli scugnizzi.
LA SQUADRA – Uomini, prima che giocatori. Ragazzi innamorati persi di Napoli e del Napoli: tutti, ma proprio tutti si sono emozionati nelle  notti di Champions e nei giorni di gloria. E tutti hanno incassato critiche a tratti troppo ingenerose. Lazio, Udinese, Inter e Roma? Grandi squadre, sì: ma chi ha davvero qualcosa più del Napoli? E’ la convinzione ritrovata, ad aver scosso gli azzurri. E’ il Maggio universale che torna a pieno regime e il Lavezzi che va in panchina in silenzio; sono De Sanctis, Cannavaro, Aronica e Gargano che non si fermano mai: lode al gruppo. Ed ora l’ultimo scatto per consacrare una resurrezione che nasconde ore e ore di lavoro in quel di Castelvolturno.
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