Non è più tempo di segreti nel calcio super televisivo del terzo millennio. Questo Juventus-Napoli è un libro spalancato: tutti si conoscono a memoria, tutti sanno tutto di tutti. E non soltanto perché Mazzarri e Conte (in panchina va ancora Carrera, ma è lui che decide tutto da dietro i vetri fumé dentro lo Sky box dello Juventus Stadium) si sfidano per la quinta volta nell’ultimo anno, tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa. «Ma non sarò mai io a dire che siamo l’anti-Juve. Ma è ovvio che sabato proveremo a fare qualcosa di speciale, giocando senza paura», ripete ancora una volta Mazzarri. La gara di sabato prossimo è soprattutto un duello che molto dipende dai nervi dei due allenatori, perché non è facile sopportare la pressione di una partita, destinata a condizionare il futuro di questo campionato e che arriverà dopo la sosta destinata alle nazionali. Trovare la tensione giusta, senza farsi divorare dall’ansia dell’attesa,può diventare persino più importante della scelta degli uomini. «Ma a Torino in palio non c’è lo scudetto, è una partita che ha valore solo per l’autostima. In questi giorni non posso provare certi meccanismi che contro l’Udinese ho visto un po’ arrugginiti perché il primo allenamento tutti assieme sarà quello del venerdì», è il vero rimpianto di Mazzarri. Conte e Mazzarri, in fondo, sono due cari nemici. E di sgarbi, fino ad adesso, ne ha subiti più il tecnico bianconero che quello di San Vincenzo: dopo un2-0 casalingo, quando era alla guida dell’Atalanta, ad opera del primo Napoli di Mazzarri, Conte si dimise. E nessuno dimentichi che, l’unico dispiacere da quando è seduto sulla panchina della Vecchia Signora, lo ha rimediato proprio contro gli azzurri nella finalissima di Coppa Italia. Senza questo ko, nessuno batterebbe la Juve in una gara ufficiale addirittura dal 15 maggio del 2011 (1-0conil Parma). Il ping pong di veleni e dispetti, di accuse e sospetti tra i due è destinato a caratterizzare tutta la prossima settimana. Eppure si somigliano molto, i due cari nemici: il modulo, ovvio, ma soprattutto perché tutti e due vincono perché le loro squadre hanno dedizione ed entusiasmo nei confronti dei propri tecnici. Nelle due squadre, poi c’è un’euforia quasi infantile, difficile da trovare a questi livelli di professionismo. Tutti corrono molto, tutti rispettano in modo ossessionato le consegne. «Il mio ricordo più bello contro la Juve? Il 3-2 a Torino poche settimane dopo il mio arrivo a Napoli. Il più brutto? Di Pechino non voglio più parlare». I due, a parte il bisticcio in Cina quando Conte scoprì alcuni emissari azzurri sbirciare il suo allenamento, si piacciono (assai) tra di loro, si somigliano, si riconoscono. Hanno idee tattiche simili e anche quasi la stessa maniera di metterle in scena. Così come di sceneggiarle: si agitano, strillano, spesso protestano, sono l’incubo di ogni quarto uomo. Davanti ai microfoni non si esprimono mai per caso, mandano messaggi, talvolta alludono. Mazzarri e Conte sono anche due allenatori da record: Conte insegue Capello e il Milan che in serie A è rimasto imbattuto per 58 gare di fila (i bianconeri sono a quota 45) ma gli azzurri affrontano la sfida a testa altissima. Mazzarri ha conquistato 8 punti in più rispetto alla classifica di un anno fa. E la difesa azzurra è la migliore tra serie A Premier, Liga e Ligue1: De Sanctis ha incassato 3 gol. Solo il Bayern in Bundesliga (2 gol al passivo)ha fatto meglio di tutti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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