Walter Mazzarri è fatto così, prendere o lasciare, sempre ferocemente concentrato sul risultato. E sul modo migliore per raggiungerlo. Anche ieri mattina, dopo l’allenamento a Castelvolturno, il suo unico chiodo fisso era battere il Bologna: «Voglio rivedere il Napoli del primo tempo contro il Genoa, aggressivo e feroce fin dall’inizio e che non ha dato scampo agli avversari. Sia contro il Palermo che con il Cesena la mia squadra non mi è piaciuta». Una vittoria stasera per tornare a -5 dal terzo posto, dopo il ko dell’Udinese.
In difesa, per prima cosa. Dodici gol subiti nelle ultime sette gare di campionato. «Certo, la chiave è lì: se vogliamo puntare in alto dobbiamo crescere in quel reparto, raggiungere il cento per cento della concentrazione in ogni istante della gara. I meccanismi difensivi vanno ripetuti allenamento dopo allenamento». Mazzarri è incontentabile. Equilibrio, concretezza, personalità, il suo credo. Insieme con la forza del gruppo. «Ora sotto con il Bologna che è una gara piena di insidie e basta con queste voci di mercato: non vedo l’ora che finisca, non fa che distrarre i giocatori», ha spiegato il tecnico di San Vincenzo.
Nessuna pretattica, come è suo stile. Lavezzi non è né abile né arruolabile: «Ritorna con il Siena? Può darsi, ma dovreste chiederlo al medico e non a me». Non lo dice, né potrebbe farlo. Ma l’assenza del Pocho lo toglie da un bell’impiccio: quello di far scivolare Pandev in panchina. «Goran è il mio orgoglio: è un grande giocatore con dei valori enormi e un importante bagaglio tecnico. È tornato a essere un campione. Non ne avevo dubbi, per questo l’ho voluto qui».
Il posticipo del San Paolo è una gara tutt’altro che banale, è anche l’ultimo tram per cercare di capire se abbia un qualche futuro il sogno-scudetto: «Non sarà facile, Pioli lo scorso anno con il Chievo ci ha messo in difficoltà e lo farà anche stasera. E poi ci affronta con una difesa a 3, come la nostra. Ormai un po’ tutti stanno prendendo esempio da noi – dice riferendosi al modulo a tre – lo fanno anche in Inghilterra». Poi parla di Vargas: «Andrà in panchina: in questi pochi giorni l’ho visto impegnarsi tanto in allenamento». Insiste sul concetto del cileno come investimento futuro. «Lo dissi anche quando arrivò Dossena: ci vogliono almeno sei mesi per inserirsi. Lo ripeto anche con Vargas: il club lo ha preso ora perché a giugno sarebbe stato troppo tardi. Certo, se capiterà l’occasione lo farò giocare ancora. A cominciare da stasera».
Mazzarri conferma che Britos e Donadel andranno in tribuna e poi fa un cenno – un po’ infastidito – al suo futuro: «Prolungare il contratto fino al 2014? Per ora non ha senso parlarne, ne ho uno che scade tra un anno e mezzo e intendo rispettarlo. De Laurentiis? C’è grande armonia tra di noi. Non dimentico mai che lui è in cima alla gerarchia del club. E poi vengo io». Schivo e permaloso, l’allenatore del Napoli non fornisce quasi mai titoloni ad effetto e non avverte il bisogno di essere protagonista. «La formazione? Non ho segreti: giocherà Dossena. È più in forma di Zuniga». E così anche l’unico velo sulla partita cade.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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