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Mazzarri, il tifo caldo e le paure di Villas Boas

Il Chelsea che conosciamo oggi è una squadra con un lungo cammino alle spalle, iniziato nel 1905 in un fumoso pub londinese, proprio di fronte allo stadio degli odiati nemici del Fulham. Anche allora c’è il riccone di turno: Henry Augustus Mears, uomo d’affari appassionato di calcio che acquista i campi di atletica di Stamford Bridge per organizzare tornei. Ma quando l’impresa si rivela troppo complicata decide di riempire lo stadio con una squadra e così nasce il Chelsea f.c.
All’inizio il club zoppica e rimane sinonimo di insuccesso fino agli anni Cinquanta, quando vince il primo titolo e viene modernizzato dall’allenatore Ted Drake. Negli anni Sessanta, quelli della swinging London, i Blues diventano di moda, ma solo venti anni dopo precipitano nell’instabilità finanziaria e la squadra quasi fallisce. Ma negli anni Novanta torna la gloria. La rinascita passa anche attraverso due italiani, Gianfranco Zola e Gianluca Vialli, che si rivelano calciatori simbolo della squadra. La svolta decisiva arriva nel 2003 quando il milardario russo Roman Abramovich diventa il nuovo proprietario e mette a disposizione del club il suo ampio portafoglio. Gli ultimi dieci anni sono quelli di maggior successo per i Blues che nel loro palmares raccolgono 4 scudetti, 6 Fa Cup, 4 coppe di Lega e due coppe Uefa. Il trofeo che manca è solo uno: la Champions League. Abramovich la insegue da quasi dieci anni, è diventata la sua fissazione. Ne sanno qualcosa José Mourinho e Carlo Ancelotti, cacciati dalla panchina per non essere riusciti a realizzare il sogno del paperone russo.
Quest’anno è arrivato dal Porto André Villas-Boas. Sarà lui il nuovo «special one» che riuscirà nell’impresa? Per il momento il portoghese si è comportato bene ma non ha impressionato. Il Chelsea è terzo in classifica con 7 punti di distacco dal Manchester City in vetta. I problemi odierni della squadra si chiamano Torres, Drogba e Lampard. Lo spagnolo pagato 50 milioni di sterline si è rivelato un inimmaginabile flop. Solo 5 gol in 35 apparizioni in campo. I tifosi sono frustrati, ma Villas-Boas giura di avere fiducia in lui. Drogba è furioso perché la dirigenza gli ha rifiutato un nuovo contratto biennale e giura di volersene andare il prossimo mese, seguito probabilmente da Lampard, offeso dalle decisioni dell’allenatore che lo relega spesso in panchina.
Il Chelsea di oggi è forte ma non imbattibile, sostengono i commentatori sportivi, e il Napoli proprio non ci voleva.

«È una delle partite più toste che poteva capitarci – ha ammesso ieri Villas-Boas – Una trasferta a Napoli è sempre difficile, hanno una base di tifosi eccezionali, la squadra rappresenta la città e l’empatia tra squadra e città è straordinaria. Mazzarri sa organizzare benissimo il suo team, ha un collettivo eccellente e motivato che è migliorato tantissimo. Hamsik e Cavani sono dei veri talenti».
La stampa britannica ieri incrociava le dita:

«Dobbiamo evitare Napoli e Milan»,

era il ritornello. E invece la sorte ci ha mezzo lo zampino.

«Ci sarà da preoccuparsi della sicurezza – notava il segretario dei Blues David Barnard – Prima della trasferta parleremo con il Manchester City che è stato a Napoli di recente».

Già, il City, eliminato per mano partenopea. Si erge come un monito esemplare della grandezza di Cavani & co. Chi se lo aspettava quello schiaffo alla squadra più ricca del mondo. È proprio da quella partita che la Premier League ha iniziato a temere il Napoli. Potrebbe fare lo scalpo a un’altra squadra britannica?

«Di certo ne ha la capacità – scrive Gabriele Marcotti sul Times – Ma il Chelsea rimane il favorito. La prima partita, a Napoli, sarà quella chiave».

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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