Partiamo dall’Europa, Mazzarri, e dal percorso che inseguite. «Abbiamo fatto scelte a inizio stagione ma intanto qualcosa è mutato: siamo fuori dalla Coppa Italia, ad esempio, e dunque posso scegliere la formazione più affidabile, affinché si tenti di arrivare il più avanti possibile».
Cosa chiederà al suo Napoli?
«Di avere un impatto diverso rispetto all’Olimpico: non ricordo, e se è accaduto è successo di rado, un approccio del genere, in passato. La Lazio ci ha messo del suo per accentuare le nostre difficoltà e vanno riconosciuti i suoi meriti. Ma anche noi…».
I confronti diretti, in passato, hanno evidenziato qualche lacuna.
«Ma ora siamo cresciuti, mentre nelle sfide degli anni scorsi è venuta meno l’esperienza, un difetto che si può eliminare solo giocando e maturando. Finora abbiamo fatto molto bene e siamo intenzionati a fare un ulteriore salto di qualità. Ci proviamo, vogliamo superare il turno».
Un organico ricco garantisce maggiori soluzioni.
«Ho detto e mi ripeto: a gennaio la società è stata brava, andando a rinforzare i doppi ruoli. E questo significa che la fatica non dovrebbe sentirsi tanto, che siamo in condizioni di variare. Vero: giochiamo giovedì e poi di nuovo domenica e poi ancora giovedì e poi lunedì: ma siamo in tanti».
Il pronostico è con voi.
«Guai sottovalutare un’avversaria che ha battuto l’Atletico Madrid e che gioca un buon calcio. Non lasciamoci condizionare dal nome: il Plzen è fortissimo».
La previsione di Maggio: vincere lo scudetto, quest’anno o mai più.
«Noi giochiamo sempre per vincere, l’abbiamo fatto pure a Siena, dove ad esempio l’Inter ha perso. E avremmo voluto farlo anche sabato sera a Roma, dove sarò curioso di vedere quante squadre faranno punti. E aggiungo: sono d’accordo con Maggio, ci proveremo. Ma non so d’accordo su quell’adesso o mai più».
Si spieghi.
«Qui c’è un lavoro, c’è un progetto, ci sono le basi affinché se non si vinca adesso sia possibile riuscirci in futuro. I successi si costruiscono e non hanno date: il Napoli, continuando in tal modo, sarà attrezzato anche per il futuro».
Domanda inevitabile: ma un allenatore, al centro di un’idea, che fa in casi del genere, essendo l’ispiratore della filosofia-vincente?
(sorriso….) «Mi ripeto: io deciderò al termine della stagione. Il discorso è in termini generali: qui si può far benissimo e riuscire a cogliere successi con me o con un altro. Per quanto invece riguarda il sottoscritto, so bene che c’è la volontà di confermarmi. De Laurentiis e Bigon me lo dissero l’estate scorsa e penso che, potendo, mi farebbero firmare anche domani. Però dopo dodici anni di carriera, voglio valutare con serenità: se la società mi vorrà aspettare, bene; altrimenti è giusto che facciano le loro scelte. Ma i rapporti sono migliorati e sono diventati splendidi. Non vedo problemi all’orizzonte».
Formazione quasi fatta: Cavani c’è e pure Rolando?
«Dall’inizio, entrambi. Se vogliamo qualificarci, non possiamo scherzare: serve chi fa la differenza. E quindi è giusto che Cavani ci sia e che ci sia in questa prima interna. So che sarà una sfida complicata, sarebbe preferibile vincere con un bel risultato, ma ci sono avversari che ci renderanno dura la vita».
Insigne è «precettato».
«Ma ha l’influenza e in casi del genere bisogna aspettare sino all’ultimo momento. Non dovesse farcela, penso più a Pandev che a Calaiò, perché Emanuele ha caratteristiche diverse e può essere innanzitutto il vice-Cavani. Lui è disponibile al sacrificio, ma non posso ignorare la sua vocazione, la sua tendenza a giocare in un certo modo».
C’è un movimento d’opinione che spinge per controlli antidoping più «severi» nel calcio?
«Ben vengano. Io mi chiedo perché non si proceda già ora con il prelievo del sangue, invece che con con le analisi delle urina».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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