E due: e in quella Champions nella quale si può riversare se stesso, il suo quadriennio, le analisi da fare per decidere, la Napoli da vivere soffrendo: «Porca miseria, non riesco mai a godere sul serio le nostre piccole o grandi conquiste. E questa è una grandissima conquista». E due: e in quella Champions nella quale andare a scovare un sì o un no, quindi il futuro, ora ci sono sentimenti vivono.
Cosa sente, Mazzarri?
«La consapevolezza di aver raggiunto un traguardo eccezionale, aggiungendo il record dei punti in serie A. Ma non siamo paghi, anche se sappiamo che cogliere un obiettivo rischia di svuotare un po’ di energia: noi invece intendiamo vincere anche le prossime due partite».
Due qualificazioni in Champions in quattro anni: scelga la più bella.
«La prima fu sofferta, arrivò all’ultima giornata, però al termine di un torneo nel quale lottammo spalla a spalla con il Milan a lungo. E’ indiscutibile che tanto l’una quanto l’altra siano state importanti, ma questa mi è piaciuta un pochino di più. Siamo partiti in agosto, qualcuno ci aveva inserito tra le favorite, siamo arrivati dietro a una Juventus straordinaria: non era facile. I ragazzi sono stati superlativi».
E ora cosa accadrà?
«Se la domanda mira ad avere una risposta precisa sul mio futuro, posso solo confermare quanto detto a più riprese: ne parliamo dopo la gara di Roma».
Allarghiamo il discorso: è un punto di partenza, questa Champions, per ambizioni più elevate?
«Sono quattro anni che il Napoli sta ottenendo risultati favolosi. Era dall’epoca di Maradona che non si resisteva a certi livelli in maniera così costante, voglio superare anche la media punti ottenuta con Diego. E questa è, complessivamente, la quarta volta che arriviamo in Europa. Certo, questa è la Champions».
Con De Laurentiis quando si vedrà?
«Di nuovo! Ma ci siamo appena visti e abbiamo anche parlato, perché parliamo sempre e tanto. Tra di noi non ci sono problemi. Ma io sono concentratissimo sul finale, inseguo altri sei punti. E poi voglio dare un po’ di spazio a chi ha avuto meno possibilità. Lasciatemi prima riuscire a cogliere i prossimi due successi, poi esaudirò le vostre curiosità».
Certe immagini, il momento degli abbracci, hanno dato l’impressione di un congedo.
«Assolutamente no, non era una festa d’addio. E’ il mio modo di festeggiare. Ho voluto ringraziarli tutti, uno per uno, perché ho avuto un gruppo di uomini che s’è rivelato fondamentale per arrivare secondi. E ognuno ha fatto la propria parte. Abbiamo dimostrato di avere un’anima, di essere compatti».
Torniamo a lei: cosa inciderà sulla sua decisione?
«E’ una vicenda strettamente personale: per riuscire a ottenere sempre il massimo, un tecnico deve essere carico ed avvertire continuamente stimoli. Devo fare semplicemente una serie di considerazioni e le devo fare con me stesso. Ma io sto dicendo da mesi che volevo riflettere».
Che valore dà a questo risultato?
«Se guardiamo certi parametri è come se avessimo vinto il campionato».
Cavani, Hamsik, Pandev….
«Potrei parlare anche di Zuniga e di Maggio e sarebbe ingiusto dimenticare gli altri. Siamo cresciuti tutti assieme: Marek è un leader, Edinson non si accontenta, s’è messo a segnare come mai in passato».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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