Così si presenta Calaiò:
«Il Napoli è forte, fa paura e tutti insieme lotteremo per grandi traguardi». Emanuele Calaiò e Pablo Armero, il pacco dono post-natalizio confezionato da Aurelio De Laurentiis per il popolo azzurro nel mezzo del calciomercato di gennaio. «Siamo sicuri di aver dato a Mazzarri due alternative importanti, due elementi di grande qualità», osserva il direttore sportivo Riccardo Bigon durante la conferenza stampa dei neoacquisti nel quartier generale di Castelvolturno. Eccoli i due, uno al fianco dell’altro. Due trattative interminabili, fulminee le conclusioni. Parla per primo Calaiò. «Lo so, non sono un top player. Ma porto qui il mio bagaglio di esperienza e di maturità. Trovo un gruppo solido, una squadra piena di entusiasmo, che ha voglia di lottare fino alla fine per i primi posti».
Ma guai a «ribattezzarlo» come il vice-Cavani. All’arciere l’etichetta proprio non sembra piacere. «No, non vengo per fare il vice del Matador. Per caratteristiche posso anche giocare al fianco di Edinson, sia per un minuto che per tutta la partita. Ma questo non significa che voglio il posto in squadra, non scherziamo. Significa solo che Mazzarri ha una rosa di attaccanti tra cui poter scegliere». Un modo per dire che tra Pandev e Insigne, qualche volta, potrebbe spuntarla anche lui. E non solo in Europa League. Ha firmato con il Napoli fino al 2015. Il Torino e il Palermo gli avrebbero offerto di più e magari un posto da titolare ma «il mio desiderio è sempre stato quello di tornare in azzurro. Il treno di una grande squadra passa una volta sola. Ho 31 anni e la giusta maturità per puntare a traguardi importanti. Un giorno vorrei raccontare a mio figlio che ho conquistato la Champions League». Non ha scelto il numero di maglia. Ovvero lo ha fatto: vuole la numero 9. Che, però, formalmente, è ancora sulle spalle di Vargas.
Armero si cala in pochi minuti nella nuova realtà: «Non sono ancora al 100 per cento, Mazzarri lo sa. Sono stato per due anni tra i più forti esterni della serie A, a Udine ho vissuto un momento particolare, ma ho una voglia matta di tornare ai livelli di qualche mese fa».
Bigon fa anche il punto delle trattative in corso: «El Kaddouri e Donadel restano con noi. Come Uvini e Rosati. Ci manca solo un difensore: il suo approdo è legato alle squalifiche di Cannavaro e Grava». Il direttore sportivo del Napoli fa intendere, dunque, che sarà un’operazione comunque low cost, senza esborsi eccessivi. Anche perché il terzetto attuale dà molte garanzie (e il Napoli ha incassato solo un gol nelle ultime tre gare). È evidente che, in questa ottica, crescono le quotazioni di Marco Andreolli, 26 anni, in scadenza con il Chievo. Il difensore costa poco (per lui pronto contratto fino al 2015 a 500 mila euro a stagione) e verrebbe al Napoli accettando il ruolo di rincalzo. Cosa che non farebbero né Astori (ammesso che il Cagliari lo ceda) e neppure Silvestre. Il club veneto attende il Napoli fino al 21 gennaio, poi si sentirà libero di darlo ad altri club. Bigon non molla neppure la pista che porta a Rolando del Porto, classe ’85: i lusitani lo hanno inserito in lista di sbarco. Costa 5 milioni ma è praticamente fermo dalla scorsa estate, dopo essere stato messo fuori rosa per il suo no al passaggio al Qpr. A Mazzarri piace molto. Per giugno sembra molto concreta l’operazione Neto: Bigon ne ha parlato a lungo sia con Antonelli (ds del Siena) che con Davide Lippi (il suo procuratore). Il portoghese viene valutato otto milioni da Mezzaroma, il Napoli non vuole sborsarne più di sei.
Frenata su Immobile: «C’è la Juve di mezzo, proprietaria di metà cartellino. Non ce lo darebbero mai». Bigon trova il tempo anche per parlare di Balotelli: «C’era anch’io quella sera in cui Mazzarri parlò con Mario a Sorrento. Allora era una cosa più semplice, non come adesso. Sostituire Cavani sarebbe comunque un compito difficilissimo, perché in Europa non ce ne sono forti come il Matador».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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