Il modo perfetto per raccontare il personaggio, per capire chi è, cos’ha fatto e cosa fa ancora oggi per il Napoli, lo suggerisce l’uomo che più di tutti ha creduto in lui nell’arco della sua carriera: «Gianluca Grava è il nostro emblema. E’ l’emblema del Napoli» . Walter Mazzarri non parla quasi mai dei singoli. «Mai, lo sapete» . Eppure non può, non riesce davvero a trattenere l’emozione quando, una mezzoretta dopo la vittoria con il Catania, il discorso cade sul difensore rilanciato dopo dieci mesi di assenza assoluta e lo scampato pericolo della chiusura anticipata della carriera per un’ingiustizia poi cancellata. «Grava è un gladiatore» . Sì. Ed è un esempio per i giovani e anche per i meno giovani.
I SACRIFICI – E allora, copertina meritata. Strameritata alla luce di una storia che ogni volta sembra doversi concludere con il capitolo dedicato ai saluti e agli abbracci con doppio bacio sulle guance, e che invece si arricchisce sempre di una pagina nuova scritta con il sudore e la fatica. Ci sono persone che devono sempre fare il triplo dei sacrifici per ritagliarsi uno spazio, e di certo Grava Gianluca da San Prisco, comune di dodicimila abitanti della provincia di Caserta, fa parte di questa categoria. Non solo: quando sembra che ormai sia soltanto un nome e un cognome, spunta dal cilindro e sa essere decisivo. E’ accaduto tre volte, da quando è a Napoli: dimenticato da Reja, rilanciato da Donadoni; dimenticato da Donadoni, consacrato da Mazzarri. E poi ancora, sabato, dopo dieci mesi di vita trascorsi senza giocare neanche un minuto. La cosa più bella? Grava ha cancellato i trecento giorni di panchina (e qualche tribuna) in un istante, senza battere ciglio: attributi d’acciaio inox. E sette vite come i gatti.
SCHERZI E SILENZI– Non è un caso che il popolo azzurro impazzisca per lui; e neanche che i compagni di squadra lo adorino: fa spogliatoio come pochi, e non c’è un solo collega che alla domanda, «chi è il più simpatico della squadra?» , non risponda: «Grava, fa morire. I suoi scherzi sono eccezionali» . Ecco perché Mazzarri lo ha definito: “L’emblema” . Uomo del gruppo e fedelissimo professionista: mai una lamentela, mai una parola fuori posto e tanta, silenziosa attesa. Dieci mesi sono tanti, forse troppi, anche se hai 35 anni suonati, eppure Gianluca detto Giandu, con la “d” , ha continuato sempre a dare il massimo, rialzandosi anche da un infortunio tremendo e dal trauma della squalifica di 6 mesi con capitan Cannavaro.
IL SOGNO – Il problema della prima sentenza della Disciplinare, in merito al caso-Gianello, non riguardava tanto la condanna per un reato non commesso, no, perché la coscienza è sempre stata pulita e alla sua età d’ingiustizie ne ha viste tante. Il problema era un altro: a giugno gli scade il contratto con il Napoli e con sei mesi di stop avrebbe rischiato di finire così. Un incubo. Che sabato con il Catania è diventato un sogno: titolare e partita alla Grava. Dieci a lui e anche a Mazzarri: certi gesti, certe decisioni in barba allo scetticismo, sono indimenticabili. Come fisso è il chiodo del futuro: restare nel club da dirigente. Come ha sempre detto De Laurentiis.
LEZIONE GRATUITA – La partita, dicevamo. Grava ci ha pensato e poi ancora: non ha chiuso occhio, no, non ha potuto ed è giusto così. Adrenalina a mille, il film dell’ultimo periodo davanti agli occhi e il profumo del campo, della battaglia, ancora nelle narici e nel cervello. Goduria pura. Orgoglio alle stelle. La sua firma in calce alla rincorsa-scudetto e una lezione gratuita che ogni giovane, aspirante calciatore dovrebbe fare sua. Una lezione lunga un’intera carriera. C’è tutto: leggere e apprendere.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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