Sta per cominciare il suo quarto campionato consecutivo sulla stessa panchina. A Mazzarri non era mai successo, neanche a Reggio Calabria dove compì un capolavoro calcistico, per il quale gli assegnarono la cittadinanza onoraria. Quattro campionati di fila al timone del Napoli; anni conditi da una serie di record personali e di club, una Coppa Italia vinta, una Champions League da protagonista, e ora l’inseguimento a quel traguardo che nessuno nomina ma tutti sognano: il terzo scudetto della storia del Napoli, il primo di De Laurentiis.
Guai a parlarne con Mazzarri, si spaventa soltanto a sentirlo nominare. Ma oggi la squadra con un paio di innesti mirati può davvero tampinare la Juve fino alla fine e renderle il cammino difficile. Lo si è visto in Supercoppa, del resto. Il Napoli ha perso Lavezzi ma ha conservato un’intelaiatura di squadra e un affiatamento consolidato, che basta poco per il decollo a grossi livelli. Ancora qualche acquisto ma intelligente, opportuno, essenziale.
Ma è nel secondo campionato con il Napoli che ha ottenuto i record più significativi della sua carriera: miglior piazzamento (terzo posto), maggior numero di vittorie (21), minor numero di pareggi (7). Al primo approccio, quando subentrò a Donadoni, oltre alla lunga serie di vittorie consecutive, Mazzarri stabilì il record che gli sta più a cuore, il minor numero di sconfitte subite nella stessa stagione (5).
Mazzarri è stato abile nel migliorare il suo modulo di gioco ma soprattutto nel saper ottimizzare l’organico e di far esplodere prima Lavezzi, poi Hamsik, infine Cavani.
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