Il Napoli torna a +4 e, per la prima volta dopo due mesi, riesce ad allungare le distanze da un Milan che fino a ieri aveva solo risucchiato punti agli azzurri. Mazzarri, che ha raggiunto le presenze (138) di Vinicio sulla panchina dei partenopei, fila dritto per la sua strada. Insiste nei suoi concetti base: «Non guardiamo al Milan, pensiamo solo a noi stessi. Arriviamo da tre gare importanti, tre vittorie che hanno ridato serenità al gruppo. Abbiamo preso troppi gol ultimamente in modo anche balordo. Anche con il Genoa abbiamo rischiato di prenderne uno, certe disattenzioni vanno evitate. Per il resto si è fatto una buona gara contro una squadra di valore. Siamo stati bravi e non mi spiego come la formazione rossoblù stia lottando per non retrocedere». Ovvio che esalti gli avversari soprattutto per esaltare la prestazione dei suoi ragazzi. Una gara giocata «da grande», correndo pochissimi rischi e portata a casa senza nessun sussulto. E, soprattutto, senza distrazioni in difesa dove il Napoli prendeva gol da 4 gare consecutive.
Mazzarri spiega: «Prepareremo la gara di San Siro con molta attenzione. Il Milan è reduce da una grande rimonta ed è una squadra di grande livello. Per assurdo, sotto il profilo psicologico dovrò lavorare meno perché match così importanti si preparano da soli». Poi però ci ripensa e ammette: «È una sfida decisiva soprattutto per loro. Nel senso che se vinciamo noi, diventerà difficile per il Milan riprenderci. Per noi, invece, non è così: certo, pensandoci, a noi potrebbe anche andare bene un pareggio». Sull’assenza di Balotelli non si esalta: «Al suo posto gioherà Pazzini che non è uno che segna così poco…».
Si lascia sfuggire che ieri ha fatto un minimo di turnover pensando alla gara con Allegri: «Ho tenuto a riposo Zuniga proprio per averlo più fresco tra sei giorni. E Armero non mi ha deluso. Così come non mi ha deluso Britos. Ero tentato a lasciarlo fuori dopo la partita col Torino, ma non me la sono sentita: lo avrei perso del tutto». Torna a dire la sua su Twitter: «Per il lavoro che facciamo è un’insidia in più. Con questi nuovi social network rischio di subire ancor più domande di mercato alle quali preferisco non rispondere. Il presidente ci ha spronati dopo la vittoria. Ha detto che vuole che giochiamo petto in fuori: noi possiamo farlo ovunque, anche a Milano». Un accenno a quello che succederà a maggio: «Io e il presidente non siamo mai andati cosi d’accordo come in questo momento. Il mio non è certamente un problema economico. Inter? Non sono cose che mi interessano».
Si vede che è felice. Non fa nulla per nasconderlo: «La Champions significa anche arrivare terzi. Abbiamo scavato un solco con le quarte e le quinte… L’ha detto anche l’allenatore della Juventus che partecipare alla Champions fa la differenza. Abbiamo già migliorato la classifica finale dello scorso anno. Insomma, come potrei non essere soddisfatto?». Sbotta solo al solito quesito: «Fino a quando non sarà finito questo campionato e non avremo capito dove saremo arrivati, è meglio non parlare del futuro». Sui giovani ribadisce: «L’importante è che i giocatori siano forti per stare a certi livelli. Poi, se si pensa a obiettivi diversi si possono lanciare i giovani che si vuole ma è difficile che una squadra possa vincere qualcosa di importante con tutti o tanti giovani, o troppi giovani». Infine, Cavani: «Gli avevo detto come tirare il rigore. Non mi ha ascoltato. Ma non mi importa».
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