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Mazzarri e Napoli, patti chiari

I tifosi e la squadra vorrebbero una risposta a breve del mister in tempi brevi

C’è la cornice: e però manca la tela, o il papiro o un semplicissimo contratto, con su l’autografo. C’è il desiderio collettivo, da De Laurentiis in giù: e però servono ancora (circa) due mesi per sapere cosa accadrà quel giorno, quando ormai il pallone avrà fermato la propria corsa e bisognerà decidersi. C’è un uomo solo (chiaramente) al comando delle proprie emozioni, delle proprie sensazioni, degli umori, delle valutazioni: e il 20 maggio, a stagione chiusa, sarà inevitabile infilarsi nel futuro, scegliendoselo. Sopra la panca il dubbio campa, dondolato dalle impressioni altrui, accarezzato dalle impressioni, «schiaffeggiato» da un vociare: ma in quel silenzio che Walter Mazzarri ha scelto come bunker inaccessibile, non c’è (per il momento) una verità, solo riflessioni che danzano e che si alimentano di considerazioni. Dentro o fuori è impossibile dirlo: perché – a nove giornate dalla fine – la priorità è del Torino, del Genoa, del Milan, delle «finalissime» da affrontare per regalarsi (almeno) la Champions, di questo volatone che prevede, oltre il traguardo, una scelta (indiscutibilmente) legata al responso del campo. L’anno sabbatico, quel rifugio del guerriero vagheggiato nell’ottobre scorso (in un forum al Corriere dello Sport-Stadio) sembra diventare un’ipotesi sempre meno attuale ed attuabile: come si fa poi a sopravvivere privi di quell’adrenalina che ha valore rigenerativo? Mazzarri s’è preso il bimestre meditativo, l’utilizza negli spazi vuoti lasciati dagli allenamenti e dallo studio degli avversari, lo sfrutta per analizzare se stesso e ciò che lo circonda, l’intero calcio: perché all’appuntamento con De Laurentiis bisognerà presentarsi preparati, con la risposta pronta e possibilmente con quella giusta. Da una parte la continuità del progetto tattico, la conoscenza diretta dei pregi e dei difetti della struttura a disposizione, i margini d’intervento e quelli di miglioramento; di là un salto nel vuoto, però intrigante, perché in ogni uomo – in ogni allenatore – c’è il desiderio nascosto di rimettersi in gioco, di provare (magari) dove altri non sono riusciti, di ritagliarsi spazi inediti. Cosa ci sarà dentro quella cornice?

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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