Al crocevia-scudetto Walter Mazzarri e Antonio Conte non si giocano solo la gloria. Il futuro dei due allenatori è chiaramente legato all’esito della rincorsa per il titolo. Ma se per il tecnico leccese la partita è a lungo termine (visto che è già sotto contratto con la Juve sino al 2015), per la guida del Napoli i prossimi due mesi potranno essere davvero decisivi. Per sua scelta Mazzarri ad inizio stagione ha evitato di affrontare l’argomento-rinnovo. E con un contratto in scadenza a giugno ora le scelte possono essere determinate anche dalle sfumature. L’uscita Aurelio De Laurentiis proprio alla vigilia della delicata trasferta di Udine ha parlato in modo deciso: «Il Napoli non si ferma a Mazzarri. Può anche fare a meno di lui…». Quindi qualcosa s’è rotto tra lui e il tecnico di San Vincenzo? Non proprio. Sinora il presidente azzurro ha assecondato l’idea di sedersi attorno a un tavolo più avanti. E Mazzarri ha detto esplicitamente che gradisce trattare avvalendosi della consulenza del suo legale: Beppe Bozzo.
L’aumento Quest’orientamento è legato a un altro aspetto fondamentale della vicenda: quello economico. Ora il Napoli gli garantisce uno stipendio da 2,5 milioni di euro netti più bonus. Ma per vincolarsi al nuovo progetto Mazzarri s’aspetta un ingaggio d’almeno 3,5 milioni di euro a stagione. Il Napoli asseconderà quest’esigenza? Nulla va dato per scontato. Ecco perché questo dialogo è chiaramente legato alle prossime tappe. De Laurentiis non ha gradito l’uscita dalla Coppa Italia e dall’Europa League, non è determinato come qualche tempo fa.
La scelta Ma è dura voltare le spalle al tecnico che ha portato stabilmente gli azzurri nell’elite del calcio italiano e di quello europeo. Né va trascurato che a Mazzarri non mancano le alternative. Se partisse, in Italia lui sarebbe la prima scelta per più di un presidente. Né vanno escluse le opzioni straniere. E non solo nei campionati più in vista. Ad esempio dalla ricca Russia sono giunte delle avances. Così lui non si sente legato a doppio filo. Addirittura in estate aveva messo nel conto anche l’idea di un anno sabbatico, di uno stop. Ma è un’ipotesi remota. Ora come ora il presente parla ancora napoletano, ma con le dovute cautele. Anche perché in parallelo ci sono le garanzie sulla competitività della squadra.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
La Redazione
P.S.
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