Il tempo è un galantuomo: e in dodici secondi e tre centesimi, racchiude in sé il senso pieno della versione moderna, e però in chiave partenopea, del calcio all’italiana, la sintesi perfetta di come sia possibile ribaltare la fase passiva in quell’attiva, decollare verso l’infinito attraverso tre tocchi e sublimare ciò che per giorni, settimane e mesi viene ripetutamente ripassato a Castelvolturno, fino a mandarlo giù a memoria. Dodici secondi e tre centesimi, un sorso di caffè, un’occhiata assai furtiva, cos’altro si può fare in quello spazio che sa di nulla, dettaglio esistenziale per chiunque, se non uno splendido contropiede?
CHE SCATTI – L’immagine simbolo d’una gara vibrante, arricchita dal pathos del dentro o fuori, è in quella fuga verso la vittoria e la qualificazione per la finale di Coppa Italia che al trentesimo minuto e quaranta secondi del primo tempo i tre tenori si concedono a campo aperto, capitalizzando l’unica vera sconsiderata proiezione offensiva del Siena che, su una punizione dal limite area ha tre uomini pronti per battere, ne manda sei in area di rigore per tentare di sfruttar doti acrobatiche e lascia sulla propria trequarti due soli difensori, abbandonati al loro destino. Accade ciò che il Napoli vagheggia, nelle ripetute del «professor» Mazzari, interprete d’un football estremo – pressing alto, ritmo elevato, cambi campo sugli esterni, forcing e profondità da creare – e però anche assai piacevolmente italico (e nessuno s’offenda, non si allude al catenaccio della vecchia scuola di pensiero nostrana) che richiede capacità immediata di ripartire, vertiginosi ribaltamenti, transizioni che mutuano il basket e s’applicano al calcio.
TRE, PERFETTO – Dunque: parabola nel mucchio, c’è Cannavaro che anticipa, mettendo la palla venti metri in là, dove Terzi va a saltare su Lavezzi, anticipandolo, e però innescando la bruciante progressione di Cavani che fa sua la seconda palla, avanza, coglie il Pocho – intanto allargatosi a destra – per lo scarico. E’ tre contro due, anche se Parravicini e Mannini stanno tentando disperatamente di rinculare. Ma Lavezzi ha già divorato cinque metri, e di destro, sulla corsa, va a pescare Hamsik che ha aggredito il campo a sinistra, mentre in mezzo c’è Cavani, che finge di sovrapporsi allo slovacco, poi ne va a cogliere il delizioso assist, di prima e di collo-interno, per lo stacco di testa del 2-0.
SCHEMA – Niente nasce dal caso, manco un gol del genere, che diviene capolavoro d’arte sopraffina grazie alla interpetazione tecnica – sulle giocate millimetriche – di Lavezzi, Cavani e Hamsik ma ch’è il premio per le sedute settimanali, le indicazioni tattiche ad allargare il campo, ad accompagnare la controfuga. Il guizzo da centrometristi della triade partenopea, quell’onda azzurra che travolge il Siena in dodici secondi e tre centesimi, è uno dei marchi di fabbrica del calcio di Mazzarri, campionario di vasta portata ma nel quale la ripartenza ha un suo peso specifico senza però rappresentare una diminutio: da Cavani a Lavezzi ad Hamsik a Cavani è contropiede frizzante, esaltante e infine gratificante d’una manovra di larghissimo respiro, finalizzata per sfruttare le qualità dei propri fini dicitori e per sviluppare sull’asse spazio-tempo un’idea meravigliosamente moderna.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro