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Mazzarri è diventato trasformista

Il tecnico azzurro è passato dal 3-5-2 al 4-3-2-1 i risultati hanno portato a grandi risultati

Sembra che ora Mazzarri voglia divertirsi. All’inizio della scorsa stagione, erano poche le squadre che in Serie A difendevano a tre. Il Napoli (perché il suo tecnico adotta con quel modulo fin da quando ha cominciato ad allenare l’Acireale, all’alba della carriera), l’Udinese di Guidolin, a volte il Catania di Montella. A metà dello scorso campionato, molti tecnici si sono spostati sulla difesa a 3, a cominciare da un integralista della difesa a 4 come Conte che, alla vigilia della sfida col Napoli, su suggerimento di Chiellini (che conosceva bene il calcio di Mazzarri essendo stato uno dei suoi difensori nel Livorno), si mise a tre per evitare di imbarcare acqua sulle fasce. Quest’anno, la tendenza della difesa a tre ha preso ancora più consistenza. Difendono così Montella, Conte, Stramaccioni, Gasperini, Donadoni, ora Stroppa, ovviamente Guidolin, spesso Pioli e contro la Fiorentina ci ha provato perfino Del Neri. E allora Mazzarri, lo storico della linea a 3, ha deciso di abbandonare (seppur momentaneamente e parzialmente) la fede in quel calcio e di trasferirsi alla difesa a 4.

DA 3 A 4 – Il tentativo è quello di prendere tutti in contropiede. Siccome qualcuno ha trovato l’antidoto al suo calcio, al suo dominio sulle corsie esterne, il tecnico di San Vincenzo sta cercando (e per ora le ha trovate) le contromosse. Ieri, a Genova, ha giocato il secondo tempo con la difesa a quattro, come aveva fatto dal 10′ della ripresa giovedì scorso in Europa League contro il Dnipro. Commentando il cambiamento tattico dopo il 4-2 di Genova, ha detto che il modulo del secondo tempo lo stuzzica. Quanto meno gli ha portato fortuna sia in Coppa che in campionato (doppia rimonta, doppio successo e 8 gol in due partite), ma niente è sembrato improvvissato nel Napoli, nemmeno nei minuti immediatamente successivi al cambio. E’ stato come se il processo di mutamento fosse del tutto naturale.

A VOLTE, IN PASSATO – Era già successo nelle ultime due stagioni che in qualche circostanza Mazzarri schierasse la difesa con quattro uomini. Quando, per esempio, ha incontrato avversari che attaccavano con una punta centrale e due ali vere, tipo il Bayern Monaco in Champions League con Ribery, Robben e Gomez. Il tecnico livornese non difende mai in parità numerica, vuole sempre un difensore in più.

PRIMA IL 4-3-3… – Stavolta però è stata proprio una sua scelta. In Europa League, aveva bisogno di cercare le punte anche per vie centrali, la profondità era data da esterni d’attacco, proprio come è successo a Genova con l’inserimento dell’ex (fischiatissimo) Mesto. Ieri è passato alla difesa a quattro a inizio ripresa, spostando Campagnaro nel ruolo di terzino destro e Dossena in quello di terzino sinistro. Per cinque minuti ha provato col 4-3-3, con Maggio interno destro, Dzemaili e Behrami centrali, più avanti Hamsik, che scambiava con Cavani il ruolo del centravanti e a volte si metteva dietro all’uruguayano, e Insigne a sinistra.

…POI IL 4-2-3-1 – Quando ha tolto Campagnaro e messo Mesto (al 5′ della ripresa), ha schierato la squadra col 4-2-3-1, compiendo lo stesso processo di giovedì scorso. Anche contro il Dnipro c’erano stati due cambi tattici, dal 3-4-1-2 al 4-3-3 al 4-2-3-1. Gli interpreti erano molto diversi, contro gli ucraini nel 4-3-3 giocava Rosati in porta, poi Mesto, Fernandez, Britos e Dossena; Dzemaili, Inler e Hamsik a centrocampo; Pandev, Cavani e Insigne in attacco. Ma si vede che questo modulo piace sempre di più a Mazzarri, che non è stufo della difesa a 3 e che non vuole far perdere le certezze tattiche alla sua squadra, ma vuole dare fondo alle risorse di pensiero e alle conoscenze tattiche dei suoi giocatori. Non solo: se il Napoli prenderà sempre più confidenza con la linea a 4 per Cannavaro si potrebbero aprire finalmente le porte della Nazionale, sempre che si mantenga sui livelli di ieri.

Fonte:  Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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