Arrivederci e grazie: perché mentre sfilano i titoli di coda di una stagione entusiasmante, nella sigla che fa da sottofondo si nasconde un quadriennio. Giù il sipario, finisce qua: e ciò che non si dice si intuisce negli sguardi, in quel velo di malinconia in cui è depositata la verità, tutta la verità e nient’altro che un addio rimasto avvinghiato nella meditazione posticcia utilizzata da Mazzarri ad uso e consumo personale, un tatticismo prolungato per approdare al triplice fischio stagionale: « Avevo detto che mi sarei pronunciato soltanto alla fine del campionato e c’è ancora una partita da affrontare: saprete al termine della gara con la Roma o magari domani. Fa poca differenza, credo. Ma quando spiegherò le mie ragioni capirete perché è stato giusto fare così». Ci sono frasi che lasciano il segno, che tracciano la scia, che aiutano a legger tra le righe: e mentre Roma-Napoli sta per cominciare, l’Olimpico diviene il palcoscenico attraverso il quale certificare un divorzio che era nell’aria, annunciato da un silenzio rumoroso, persino (a tratti) fastidioso: « Io ho detto nella scorsa estate che avrei scelto il mio destino dopo la trentottesima gara: resto coerente e, dopo aver valutato la tempistica, mi pronuncerò. Chiedo semplicemente di essere rispettato ».
L’ORA X – Il passato che torna è nella scalata imperiosa dalla zona retrocessione alla doppia qualificazione in Champions e in quel limbo che va dal 2009 al 2013 c’è l’esplosione definitiva di un Napoli fedelmente legato alla propria identità calcistica, scientemente aggrappata al «progetto» poi evolutosi con Mazzarri: « Ho il diritto di decidere cosa fare e lo dirò all’Olimpico oppure dopo. Io, intanto, non ho parlato con nessuno; ed eventualmente ben altra cosa possono essere iniziative di rappresentati del sottoscritto… Ma io vorrei sottolineare ciò che abbiamo fatto in questo periodo e quello che potremmo realizzare all’Olimpico, battendo la media-punti di Maradona ».
L’EREDITA‘ – L’eco delle voci che si sparge via etere atterra sulla Castelvolturno che oramai ha capito (stavolta definitivamente) cosa c’è scritto in ques’ultima pagina: e mentre spunta l’Inter all’orizzonte (« ma qualche giorno fa non si diceva che avevo firmato con la Roma? »), alle spalle di Mazzarri comincia ad intravedersi la sagoma autorevole di Rafa Benitez, l’hombre del partido che comincerà al novantunesimo, il madrileno che guida il plotoncino degli eredi alla panchina: Chelsea-Everton vale la qualificazione (diretta) in Champions e ci sarà tempo e modo per parlarne, eventualmente anche domani, e per provare a vincerne le resistenze scatenate dalle offerte del Monaco, dalle chanches di accomodarsi a Parigi, dalla possibilità di ritrovarsi carico d’oro con le offerte russe. Il piano-B conduce invece in Italia e la stima (immutata) in Guidolin, eventualmente andrà a cozzare sulla scelta di vita del tecnico dell’Udinese; la finestrina (di fuga) aperta su Allegri – la passione di De Laurentiis – conviene lasciarla aperta, magari ci si può infilare in ultima ipotesi Di Matteo.
ROMA CAPUT MUND – « Saprete a breve ». Certo che sì: e però nell’aria galleggiano le analisi che introducono all’addio, perché in quella sintesi c’è scritto (ed è trasparente) ciò che si è intravisto nel tormentone dell’ultimo mese e mezzo, mentre il suo procuratore Bozzo, tra ieri e oggi, a Parigi parlerà di diverse cose (di Cassano per esempio) ma probabilmente anche del futuro di Mazzarri: « Abbiamo fatto cose straordinarie. Sia chiaro: la Juventus ha vinto meritatamente il titolo, in maniera indiscutibile. Ma se qualche episodio avesse avuto esito diverso. Qui però ci sono basi per far bene, la politica di De Laurentiis ha senso e comunque dirò prima al presidente ciò che ho scelto ». Triste, solitario y final.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.