Il fuoco cova sotto le ceneri d’uno 0-3: e il fumo ch’esce (simbolicamente) dalle narici è figlia di un’ira universale, che incenerisce l’universo calcio e coinvolge ciò ch’è contenuto in un pallone. Lo spettacolo più infiammabile del week-end comincia di sabato e lascia ardere sulla brace la Juventus e Conte, i calendari e l’approccio mentale, la stampa e se stesso ( «perché il mea culpa l’ho fatto» ), fino ad inoltrarsi nei sentieri del mistero più puro racchiuso in un messaggio subliminale ( «ho provato a trasmettere sensazioni, ma a volte sono solo» ): ma alla domenica, e siatene pur certi, si continua, perché oltre il sipario di Napoli-Sampdoria sono riservate sorpresine qua e là: Britos tra i difensori (per Gamberini), probabilmente Mesto e Armero per Maggio e Zuniga, e Insigne in attacco (per Pandev). E l’unico estintore, in casi del genere, è la vittoria.
Ripartire, Mazzarri: ma come e da dove?
«Facendo vedere a me, che sono l’allenatore, un altro Napoli dal primo all’ultimo minuto. Voglio una squadra veemente e affamata di calcio, che aggredisca l’avversario».
Ha trovato almeno una risposta?
«Tante cause: sembrava un’amichevole, pareva fossimo al teatro, tutto stonava, la vigilia e l’ambiente stesso, il terreno di gioco e il nostro modo di porci. L’Europa non stimola come la Champions, evidentemente. Ma è un discorso generale, che coinvolge anche l’umore collettivo: s’è visto prima della gara, s’è capito durante, osservando gli spalti. Ma è chiaro che il responsabile sia io: avrei dovuto fare in modo, alla vigilia, che i ragazzi recepissero i miei input, che non fossero leggeri come è avvenuto. Ma siamo uomini».
Ci ha messo del suo con la seconda rivoluzione ideologica in quattro giorni: ritiene che le mosse «disperate» abbiamo tolto certezze tattiche?
«Ma noi siamo in grado di giocare anche come avremmo dovuto, nella ripresa. Stavolta, invece, non ci è riuscito nulla, non un concetto. E’ dal ritiro che trasmetto una serie di codici: 3-5-1-1 o pure 4-3-3, cambiamo spesso pelle, siamo in condizione di mutare atteggiamento. Invece, è andata così. E ora, se vogliamo dare continuità alla striscia positiva in campionato, cominciata dopo la sconfitta con il Bologna, dobbiamo rialzarci subito. Vincere e convincere».
Tra i vari «handicap» da lei citati, il calendario: ma l’ha detto pure Conte…
«Ma che dicono? Chi se lo può permettere, si lamenta di cose assurde. Siamo penalizzati rispetto a quelli che giocano la Champions: giochiamo dopo due giorni e mezzo dalla sfida con il Viktoria e non sono ancora riuscito a fare un allenamento serio. Poi scenderemo in campo giovedì prossimo e, a seguire, il lunedì a Udine e il venerdì sera contro i bianconeri».
La Juventus è fonte di pressione in chiave-scudetto?
«Non ce ne frega nulla di quello che fa la Juventus, non so più come dirlo. E quella parola lì è superflua. La classifica dice che abbiamo fatto tantissimi punti e che possiamo arrivare primi, secondi, terzi o quarti. Può succedere qualsiasi cosa. Il Milan sta recuperando. Ma io calcoli non ne faccio».
Lo 0-3 di giovedì può aver lasciato il segno?
«Non deve. Di solito, quando prendiamo un cazzotto siamo sempre pronti a reagire. Ma a me questi black-out non piacciono. Ci sono partite-trappola e quella d’Europa League lo era. Adesso affrontiamo la Sampdoria che è una signora squadra e contro la quale servirà massima attenzione: loro si sono allenati, hanno potuto farlo….».
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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