Volare oh oh: di fatto e però anche con la fantasia, mischiando un po’ le carte e poi tenendosele per sè. E’ il calcio del Terzo Millennio, un po’ di qua e un po’ di là, saltando da un Continente all’altro, aspettando che al check in arrivi Cavani: l’uomo dei sogni, che stavolta è diventato un incubo.
Mazzarri, quanti siete?
«Eh già, quasi non lo so. E questo mi fa essere contrariato, non poco: non ho potuto allenare la squadra e mi sembra di dovermi fronteggiare con un vero e proprio bollettino: ho appena rivisto Armero e Zuniga, Campagnaro e De Sanctis sono infortunati e non verranno con noi, Behrami è acciaccato ma per fortuna si è ripreso e mi hanno detto che Cavani lo rivedo giusto per la rifinitura».
Però c’è un rimedio…
«Vincere a Torino, facendo quadrato. Abbiamo bisogno di una grande partita e saremo al cospetto di un avversario di rispetto. Una situazione del genere non m’era mai capitata e ci tocca anticipare: magari si sarebbe potuto giocare ventiquattro ore dopo…».
Come si tampona l’emergenza?
«Va in campo chi sta meglio, i più idonei, tenendo presente vari fattori. Parlerò un po’ con tutti farò le valutazioni che spero si rivelino le più giuste. Sarebbe bello continuare sul filone riavviato con l’Atalanta: quella prestazione lì m’è piaciuta. E comunque noi inseguiamo la continuità».
Idee alternative ne ha.
«Non so come giocare e non chiedetemi altro. Volevo prepararla come meglio potevo, invece vado avanti a sensazione: intanto, penso sia il caso di continuare a ragionare con il nostro modulo; ma potrei anche cambiare: a Cagliari giocammo con Insigne prima punta e Hamsik alle spalle…».
Non vi capita una squadra qualsiasi.
«Sono molto bravi. A me le formazioni di Ventura piacciono: hanno un’identità, una organizzazione, ti possono stanare e ti innervosiscono».
Pandev o Insigne?
«Giochino improponibile. Potrebbero persino partire entrambi dall’inizio: dipende dalle condizioni di Cavani. Ho certezze in difesa: comincio con Gamberini, Cannavaro e Britos e Rosati tra i pali».
Ha detto qualcosa al portiere?
«Assolutamente no. Sa da due giorni che tocca a lui, in casi del genere mi sembra inutile andare lì a chiacchierare, meglio lasciarlo tranquillo. Semmai lo farà Papale, il preparatore. Speriamo vada a finire come a Firenze, l’anno scorso».
E’ diventato scaramantico?
«Sempre stato. Ma prima sono un maniaco del lavoro e sfide del genere, quando il campionato è nella sua fase cruciale, sarebbe stato preferibile poterla affrontare avendo alle spalle almeno qualche seduta: però sono capitati questi intoppi e proprio quando dobbiamo giocare di sabato. Almeno fosse stato possibile andare in campo alla domenica».
Ha possibilità anche Calaiò?
«Il quarto attaccante sa benissimo qual è il suo ruolo. Noi giochiamo in una certa maniera e lui entra in determinate circostanze. Lo ha fatto contro la Lazio, quando si sono create le condizioni».
Soluzioni «strategiche»?
«Noi dobbiamo fare la partita, per conquistare i tre punti. Altro non conta. Spero che la maledizione sia finita con l’Atalanta, perché per un periodo ci hanno fatto gol al primo tiro. Ma due settimane fa abbiamo dimostrato di poter reagire, di riprendere la partita per i capelli, attraverso uno sforzo collettivo».
L’ultimo Hamsik fa venire il buon umore.
«E’ forte anche se non trova la porta come gli capitava prima. Ma è uno che fa la differenza. Poi che segni lui o un altro, per me va bene sempre. La sua astinenza non è motivo di preoccupazione».
Segnali di Radosevic…
«Ma è presto per la prima squadra. Abbiamo un programma, stilato con Bigon: il ragazzo è un investimento per il futuro. Ma siamo soddisfatti. E comunque Behrami sta bene, mi sembra pronto, si è allenato e credo abbia rimosso i suoi problemi».
Il Torino è anche Cerci.
«L’uomo in più, in questo momento».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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