È un addio pieno di cose. Di lacrime, di ricordi, di abbracci. «Ringrazio i tifosi. Il mio ciclo qui è concluso. È arrivato il momento di cambiare. Come dice Capello: in Italia più di 4 o 5 anni con lo stesso gruppo non si può stare. Ha ragione lui». Anche nella notte dell’epilogo, passeggiando tra le righe dell’ultima pagina del suo romanzo, Walter Mazzarri ha vissuto accanto al suo doppio, creatura da lui stesso creata e nutrita. «Volevo dire tutto dopo la gara col Bologna, ma poi ho pensato che non era giusto perché volevo fare il record dei punti col Napoli e non volevo rovinare la festa con il Siena. Bigon e De Laurentiis hanno provato a convincermi a rimanere e a farmi cambiare idea ma preferisco andare via. Li ringrazio per avermi atteso fino alla fine».
Mazzarri, che da sei mesi sa che se ne va, finalmente si toglie il peso dallo stomaco: «Sono commosso, non è facile lasciare una città e una società come questa. Ma devo farlo. Avevo detto che avrei parlato con me stesso e avrei deciso… Ebbene l’ho fatto. Non ho nessuna squadra, potrei anche rimanere fermo qualche mese. Io non ho parlato con nessuno». Ora è triste, ha dato l’annuncio alla squadra pochi istanti dopo la fine della gara con la Roma. Un annuncio quasi a fil di voce. «Ragazzi, vado via. Lo faccio perché tanto dal prossimo anno nessuno mi starebbe a sentire, farei fatica a stimolarvi. Molti di voi mi conoscono come se fossi uno di famiglia», ha sbottato. Si interrompe spesso durante il commiato dalla squadra, con l’emozione a ritmare le parole. Spiega poi. «Prendete Paolo Cannavaro, ha bisogno di altri stimoli. Lui come tutti gli altri. Dalla rosa ho preso il massimo».
Un futuro lontano da Napoli, una certezza cresciuta in questi mesi col passare dei suoi silenzi. «Con la società non ci sono mai stati veri attriti. Magari qualche incomprensione, qualche confronto che è poi il sale di tutti i rapporti. La scorsa estate il presidente mi ha offerto il rinnovo, io ho rischiato sulla mia pelle. Se mi esoneravano? Invece mi è andata bene. Ora mi cercano tutti? Beh, qualche merito lo avro pure io. Ho avuto tanto dal Napoli ma ho anche dato tanto». È una nottata di lampi intermittenti: «Questa è stata una stagione gloriosa, sono fiero dei miei ragazzi. I tifosi mi urlano che vogliono vincere: bene, io ho fatto tutto quello che potevo fare per quello che mi hanno dato». La punta di veleno c’è. Ma solo un grammo. Nulla di letale. Non è notte da fare polemiche o da mostrare il ghigno. C’è De Laurentiis che fa la sua comparsa nello spogliatoio, dopo essere passato anche nell’albergo del ritiro in zona Vittorio Veneto. Si congeda in maniera gelida dal suo allenatore. «Salutiamo Mazzarri, lo ringraziamo per quello che ha fatto. Voltiamo pagine proseguendo nella crescita. Via Twitter il nuovo allenatore». Il presidente preferisce ormai comunicare solo così, 140 caratteri alla volta.
Questa è ancora la notte di Mazzarri. L’ultima. Per il futuro c’è tempo. «Non ho mai detto né pensato che senza di me questa squadra non potrà vincere lo scudetto. Anzi, spero che con un nuovo allenatore riescano a vincere il campionato. Ovunque sarò il prossima anno io farò il tifo per loro: lascio una squadra che in 4 anni ha fatto cose straordinarie». Erano tutti in attesa che fosse lui in persona a pronunciare quello che tutti sapevamo ormai da giorni. Ma nella trappola del reality, di questa «Isola del Mazzarri», sono caduti tutti. E lui certamente se la ride mentre piange in cuor suo, perché ogni cosa che fa sembra impulsiva e invece è preparatissima. «Mi dispiace – ripete – ma è la cosa più giusta da fare. Non ho mancato di rispetto ai tifosi col mio silenzio. Da oggi comincerò a valutare tutto, intanto c’è Bozzo (il suo avvocato, ndr) che sta parlando in giro. Ma io per rispetto al Napoli non ho mai avuto contatti». Va via perché ha capito di essersi arrampicato lassù, in cima a tutto. Di più non può fare. O meglio, è convinto che non verrà messo nelle condizioni di poter fare. E allora cali pure il sipario.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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