Al Napoli si chiedono se resta. Alla Roma e adesso pure all’Inter si chiedono se arriva. Walter Mazzarri, senza scomporsi, ha fatto intanto sapere che oggi ritroverà a Castelvolturno la parola ma certo non per far chiarezza su quello che succederà. Piuttosto è tempo di bilanci e di tirare le somme della stagione e magari anche su un ciclo come pochi altri nella storia del Napoli.
Intanto, nell’ultimo venerdì di vigilia di campionato, ha ordinato ai suoi uomini di liberare gli armadietti di Castelvolturno. Un segnale. Forse qualcosa di più. Di sicuro era già successo due anni fa, all’epilogo dell’ennesimo braccio di ferro con De Laurentiis. Poi, 48 ore dopo, arrivò per tutto lo staff tecnico che da tempo gli va dietro (Pondrelli, Frustalupi e così via) il dietrofront, dopo il faccia a faccia della verità. Quante ne ha sentite, il povero (si fa per dire) Mazzarri in queste settimane. E la maggior parte di ciò che ha sentito non gli è piaciuto. La sua voglia è quella di voler vivere altri sfide. E poi il suo sarebbe un addio perfetto, un addio a un passo del trionfo.
Se Mazzarri se ne andrà lo farà con una convinzione: quella che sarà impossibile migliorare il secondo posto di quest’anno. Perché, il suo addio non è una scelta legata a un capriccio economico: a conti fatti, l’offerta di De Laurentiis è la migliore di tutte. Anche meglio di quella che Moratti ha ipotizzato a Beppe Bozzo, il manager del tecnico toscano. Anche l’Inter, dopo Mancini e Mourinho, ha chiuso con gli ingaggi faraonici per gli allenatori: anche lì è tempo di risparmi. Come alla Roma, d’altronde: Sabatini propone un biennale con una cifra inferiore di quasi un milione a quella che propone De Laurentiis.
Eppure l’addio sembra questione di ore. Anche perché il presidente si è un po’ stufato: lo ha fatto capire a tutti che il clima che si è creato intorno a questo appuntamento dopo la gara con Roma non gli va a genio. Avrebbe preferito avere certezze già da tempo. E allora il presidente va per la sua strada, soprattutto sul mercato dando via libera agli affari Ogbonna, Osvaldo e Nainggolan, al di là del gradimento (che pure c’è, eccome se c’è) del tecnico.
Il punto adesso è un altro: il futuro del Napoli è avvolto nel mistero, visto che Mazzarri ha deciso di andarsene. Questione di ore e poi lo dirà (anche) a De Laurentiis: il presidente sta sfogliando la margherita dei nomi dei tecnici che, a ragion veduta o per pura fantasia, potrebbero arrivare a Napoli. Lui, con il dirigente Formisano e il direttore sportivo Bigon, ne ha eliminati un po’. Lasciando, di fatto, in pole Allegri e Rafa Benitez (che ieri però ha spiegato che darà priorità a un’offerta inglese), due che possono vantare quella continuità di risultati ed esperienza di Champions, che De Laurentiis richiede all’allenatore che verrà. Anche altri rientrerebbero a pieno titolo nell’identikit. Come Roberto Di Matteo, per esempio, un giramondo in grado di gestire gruppi affermati come è successo al Chelsea. O magari come Roberto Mancini, il sogno del patron azzurro che però ha costi e pretese di mercato (in fondo era abituato agli sceicchi del City) come pochi altri.
Se ancora non c’è chiarezza sul nome, è chiaro invece ciò che dovrà fare/avere il nuovo tecnico del Napoli per raccogliere l’eredità di Mazzarri nel migliore dei modi, cioè facendolo dimenticare. La magnifica idea che ha portato il Napoli in vetta al calcio italiano è figlia dell’empatia unica fra l’allenatore e i giocatori. Ora però è legittimo chiedersi se per esempio Pandev, Hamsik e Maggio, i veri simboli della filosofia di Mazzarri, saranno disposti a fare un’altra annata di sacrifici.
Magari chi arriva dovrà convincere Cavani a non partire e infine continuare il ciclo: il secondo posto, il ritorno in Champions non possono essere un punto di arrivo ma la tappa di un percorso.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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