Chi vivrà, vedrà: però, intanto, il tempo scorre via velocemente e ciò che resterà da fare, un bel giorno, sarà orientarsi in ciò che è rimasto o anche infilarsi nel tumultuoso braccio di ferro con chi s’è impegnato. La verità, tutta la verità e nient’altro la verità sul futuro allenatore del Napoli è un mistero (un po’) buffo nel quale hanno scelto di calarsi Mazzarri e De Laurentiis, garantendosi – reciprocamente – attraverso un «patto di non belligeranza» l’esistenza gaia e rassicurante che consente di vivere il sogno dello scudetto e/o la speranza della Champions in apparente armonia, avvolti in una nuvola d’approssimazione che oscura la stesura del progetto e che però assicura la tranquillità d’un presente. L’azienda-calcio ha comunque esigenze imprescindibili e una tempistica immutabile: ma quando mancano appena undici domeniche alla fine del campionato, e dunque soltanto ottanta giorni all’archiviazione dell’intera stagione, all’orizzonte s’intravede una fumata grigia, nel quale è avvolto (l’ormai svelato) gioco delle parti.In quei due mesi utili per arrivare una risposta, al termine di inevitabili e reciproche riflessioni, De Laurentiis e Mazzarri avranno la possibilità (l’uno e l’altro, sia chiaro) di scrutare l’universo intero: di rendersi conto, ad esempio, delle qualità degli eventuali successori al trono rappresentato da una panchina ambiziosa; e pure di invece di scoprire quali seducenti nuove capitali del football (nostrano o internazionale, chi può dirlo?) possano andare alla ricerca d’un allenatore che nell’ultimo quadriennio ha mostrato d’avere argomentazioni (motivazionali e tattiche) validi. Il 19 maggio in fin dei conti è già dietro l’angolo e basterebbe girellare i polpastrelli per arrivarci di slancio, quasi senza accorgersene: ma un club che – orgogliosamente – ostenta la propria filosofia, fondata sulla lungimiranza, ha anche la necessità ed il dovere d’uscire dall’equivoco, di conoscere o di intuire il “destino” che l’attende, di studiare l’indirizzo, il percorso tecnico da seguire e possibilmente anche la possibilità di sceglierlo con legittimo anticipo. Ma c’è un laccio invisibile e però palpabile – il silenzio – che contribuisce a complicare la lettura complessiva d’una vicenda non unica (né rara) e però insolita: e l’assenza assoluta d’una indicazione, d’un sì netto o di un no altrettanto secco, sta trasformando il Napoli e Mazzarri in ostaggio di se stessi, della scelta di non decidere. Sarà pure strategia: che però sembra vada a sbattere in un vicolo buio.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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