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Mazzarri, basta rivoluzioni

Il tecnico partenopeo: "Cambiando modulo sono saltati gli equilibri, torneremo all'antico"

Mai più. Mazzarri l’avrà pensato già nel frigorifero di Plzen. Mai più, perché le rivoluzioni tattiche improvvise non hanno mai fatto la fortuna di nessuno, figuriamoci poi se potevano essere la soluzione giusta e fortunata d’una squadra che proprio del suo disegno ben rodato – e per giunta affidato a un numero d’interpreti sempre limitato – ha fatto la sua forza. Non poteva essere così. Infatti non lo è stato. E l’ultima batosta è diventata anche una lezione. «Ora sappiamo che se proponiamo atteggiamenti tattici diversi da quelli che conosciamo bene finiamo per soffrire» : l’ha detto e se l’è ripetuto chissà quante volte, Mazzarri. E lo ribadirà pure alla squadra appena questa avrà smaltino le stanchezze della gara e del rientro. 

RIENTRO – Il Napoli, infatti, ha rimesso piede in Italia solo all’alba. Alle cinque del mattino. Con almeno un paio d’ore di ritardo sul già scomodo programma, per colpa – si fa per dire – di Inler e Calaiò alle prese con un controllo antidoping evidentemente poco stimolante. Cosicché l’aereo azzurro, con un Mazzarri assai infuriato, è stato costretto ad aspettarli a lungo sulla gelida pista dell’aeroporto ceco.  Riflessioni e verità del giorno dopo. «Quest’ultima partita – ha più o meno raccontato Mazzarri – ha dimostrato pure un’altra cosa: che grazie alla sua organizzazione il Napoli in queste ultime stagioni ha ottenuto risultati superiori ad ogni aspettativa» . Poche parole, però chiare. Un concetto semplice per affermare che della crescita costante della formazione azzurra, l’impostazione tattica e la continuità tecnica sono stati due dei fattori più importanti. Di qui, forse, la stra maledizione a quel tentativo di stravolgere tutto nell’illusione di ribaltare un destino già segnato. Infatti, la fuga da quel 3-4-2-1 ormai senza segreti e l’abbraccio ad un mai sperimentato (almeno dall’inizio) 4-3-3 poi addirittura trasformato in un disperato 4-2-4 o giù di lì, è finita in un disastro. E non poteva andare in altro modo, visto che in campo non c’è stato azzurro preparato o capace d’interpretare i nuovi movimenti. 

RIFLESSIONI – Ma tant’è. Mazzarri sa che stare a pensare e a ripensare a quel che è stato, alla squadra procurerebbe solo depressione. E allora svolta con forza e convinzione in direzione campionato. Lunedì c’è l’Udinese. E al Friuli ci saranno pure tutti quei titolari tenuti a riposo o mezzo riposo in terra ceca: da Cannavaro a Campagnaro, da Britos ad Hamsik, da Cavani e Inler che contro il Viktoria hanno giocato solo mezza gara. E al di là dell’Udinese, ormai senza più “distrazioni” di coppa, c’è la Juve, angolo forse di tutta la stagione. «Lunedì avremo di fronte un avversario complicato. Ma sono fiducioso. Dai momenti difficili siamo sempre usciti bene. Come a dicembre scorso, quando – dopo le sconfitte contro l’Inter e in casa col Bologna – tornammo da Siena coi tre punti. Vincemmo e superammo quel momento» , ricorda Mazzarri proiettandosi sulla prossima partita e indicando il percorso ai suoi giovanotti. Il messaggio è chiaro: a Udine per vincere. A Udine per scrollarsi di dosso il torpore degli ultimi tempi e per evitare che la Juve prenda il largo. Del resto, dato l’addio prima alla coppa Italia e ora anche all’Europa League, il Napoli non ha che un obiettivo solo: il campionato. E’ la rincorsa alla Juve l’ultima, fantastica frontiera. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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